L’esplosione avvenuta il 18 novembre a Ercolano, che ha portato alla tragica morte di tre giovani, ha scatenato un’indagine che si è ampliata per includere l’ex compagna del proprietario della casa, trasformata in un laboratorio abusivo per fuochi d’artificio. Il dramma ha colpito in particolare le famiglie delle vittime, le sorelle gemelle Sara e Aurora Esposito, di 26 anni, e Samuel Tafciu, di 18. Mercoledì si svolgeranno le autopsie, mentre proseguono le indagini della Procura.
Il contesto dell’incidente e le vittime dell’esplosione
L’incidente che ha portato alla morte di tre giovani a Ercolano ha avuto luogo in un’abitazione trasformata in una fabbrica di fuochi d’artificio senza alcuna autorizzazione. Le vittime, Sara e Aurora Esposito, e Samuel Tafciu, sono stati ritrovati senza vita tra le macerie dell’edificio situato in contrada Patacca. La notizia della loro tragica scomparsa ha lasciato profondi strascichi nella comunità locale, suscitando un’ondata di dolore e indignazione tra i residenti.
L’utenza pubblica è stata immediatamente allertata, così come i soccorritori che hanno iniziato a scavare tra i detriti in cerca di sopravvissuti. Le indagini sono state avviate rapidamente dallo Stato e si sono concentrate sui motivi della detenzione illecita di materiale esplodente nell’area. Il procuratore capo ha deciso di affidare il fascicolo alla Sezione “Lavoro e colpe professionali” della Procura di Napoli, segnalando la gravità della situazione e l’impatto che ha avuto sulle famiglie coinvolte.
Le autopsie, fissate per il 27 novembre presso il Secondo Policlinico di Napoli, rappresentano un passaggio cruciale nell’ambito delle indagini, poiché potrebbero fornire ulteriori elementi chiave riguardo alle cause e alle circostanze delle morti. Le famiglie delle vittime hanno già espresso il desiderio di dare loro un ultimo saluto rispettoso e dignitoso attraverso adeguati funerali.
L’indagine e i soggetti coinvolti
L’indagine sull’esplosione ha come focus principale il proprietario dell’immobile, un uomo di 38 anni, il quale è stato iscritto nel registro degli indagati con le accuse di omicidio colposo plurimo aggravato e detenzione illecita di materiali esplosivi. L’indagato ha recentemente recuperato la proprietà dell’immobile dopo aver denunciato precedenti occupazioni abusive che si protraevano da tempo.
La novità più rilevante è l’iscrizione nel registro degli indagati anche dell’ex compagna dell’uomo, madre della ragazzina di 13 anni a cui l’immobile è formalmente intestato. La Procura sta esaminando vari aspetti legali e familiari che possono aver contribuito alla creazione di un ambiente pericoloso e potenzialmente mortale per i residenti. La presenza di un minorenne legato a questi eventi ha ulteriormente complicato la situazione, spingendo le autorità a garantire un’attenzione particolare.
I familiari delle vittime stanno cercando giustizia per quanto accaduto, mentre inchieste approfondite stanno valutando l’eventualità che altre persone possano essere coinvolte nella gestione di attività illegali legate alla fabbricazione di esplosivi. Effettuare le autopsie e raccogliere ulteriori evidenze è essenziale per chiarire tutte le circostanze attorno a questa tragedia.
Storia pregressa dell’immobile e le precedenti occupazioni
Il palazzo adibito a laboratorio di fuochi d’artificio ha una storia travagliata. Il proprietario, un uomo di 38 anni, era riuscito a riprendere possesso della casa solo recentemente, dopo aver affrontato un’occupazione abusiva da parte di un precedente inquilino. Nel 2023, il caso era stato sollevato da diversi articoli di stampa e post sui social media da parte di politici locali come Francesco Emilio Borrelli e media locali.
La battaglia legale per il possesso della casa ha attirato l’attenzione delle autorità e ha portato alla luce una serie di dinamiche problematiche riguardanti la sicurezza e l’illegalità in quelle operazioni. L’attuale indagine si concentra sull’eventualità che il proprietario fosse a conoscenza della presenza di esplosivi e dell’attività illegale che si svolgeva all’interno dell’abitazione quando ne ha ripreso possesso.
Ora, a seguito dell’esplosione, l’immobile sta diventando un simbolo di una problematica più ampia che riguarda la sicurezza pubblica e il contrasto all’abusivismo in edifici che possono mettere a rischio la vita dei cittadini. Una ulteriore analisi delle pratiche edilizie locali è attesa, così come un’attenzione rinnovata sul rispetto delle leggi in materia di costruzione e utilizzo degli immobili.
L’esplosione di Ercolano ha messo a nudo non solo le tragiche conseguenze di una gestione inadeguata del patrimonio edilizio ma anche la necessità urgente di politiche più severe per prevenire situazioni simili in futuro.