La drammatica sparatoria che ha colpito San Sebastiano al Vesuvio ha suscitato attenzione e preoccupazione nella comunità locale e tra le forze dell’ordine. Santo Romano, un 19enne, è stato ucciso da un colpo di arma da fuoco al petto, mentre cercava di difendere un amico. Le indagini si concentrano sulla ricerca di complici coinvolti nel conflitto che ha portato a questo tragico evento. I carabinieri stanno esaminando diversi aspetti per chiarire la dinamica della sparatoria e identificare gli eventuali responsabili.
La dinamica degli eventi e i feriti
Nella notte tra venerdì e sabato, la situazione è degenerata in una rissa che ha avuto origine da un piccolo contrattempo, un pestone che ha provocato tensione tra i giovani presenti. Santo Romano, presente sul luogo, ha cercato di intervenire per proteggere un amico, il quale è rimasto anch’esso ferito di striscio al gomito. Il giovane ferito è attualmente ricoverato nell’ospedale del Mare, lo stesso dove è deceduto Romano poco dopo l’incidente. L’emergenza sanitaria che ha seguito la sparatoria ha sollevato interrogativi sull’insicurezza nella zona e sulla necessità di maggiori controlli.
A colpirlo è stato un 17enne, attualmente accusato di omicidio e già noto alle forze dell’ordine per precedenti legati a spaccio di droga. Al momento della sparatoria, sono stati esplosi almeno due colpi, secondo le testimonianze e le immagini catturate dalle telecamere di sorveglianza. Questi dettagli stanno aiutando le autorità a ricostruire quanto accaduto, con l’intento di prevenire futuri episodi violenti.
L’indagine dei carabinieri e l’analisi dei social media
I carabinieri della compagnia di Torre del Greco hanno avviato indagini approfondite, esaminando non solo la scena del crimine, ma anche i profili social del presunto aggressore. Gli investigatori sperano di scoprire informazioni cruciali per definire le motivazioni dell’attacco e identificare eventuali complici. In particolare, hanno messo sotto esame una serie di fotografie pubblicate dal giovane, alcune delle quali sarebbero state condivise dopo la sparatoria, rappresentanti un uso celebrativo delle armi.
Questi post potrebbero fornire spunti utili e chiarire la rete sociale del 17enne, contribuendo a mappare eventuali collegamenti con altri individui coinvolti nella rissa. La speranza degli inquirenti è che l’analisi dei social possa rivelare ulteriori dettagli sul contesto in cui il ragazzo si muoveva e sulle interazioni con il suo entourage.
Il ruolo della videosorveglianza e gli sviluppi dell’indagine
I carabinieri hanno fatto ricorso alle registrazioni delle telecamere di sorveglianza della zona per raccogliere prove visive della sparatoria. Le immagini hanno rivelato come il 17enne, dopo aver sparato, sia fuggito a bordo di una minicar con targa estera. Questo veicolo era già sotto osservazione delle forze dell’ordine, avendo subito un controllo la sera prima degli eventi tragici.
Dopo essersi reso irreperibile, il giovane è riapparso solo un giorno dopo, presentandosi nella stessa area dove i carabinieri lo stavano cercando attivamente. I dettagli riguardanti la sua fuga e il successivo rientro evidenziano quanto sia cruciale mantenere l’attenzione su comportamenti sospetti e farmaci associati ad attività illecite. L’accusa di omicidio nei suoi confronti rappresenta l’ultima fase di un’indagine complessa, che mira a ripristinare la sicurezza nella comunità e a far luce su una vicenda che ha scosso profondamente i residenti locali.