Con l’inizio della Dakar 2022, si respira già un’aria elettrizzante a Bisha, in Arabia Saudita. La gara, celebrata come una delle più impegnative del mondo, porterà i partecipanti a confrontarsi con terreni ostili e sfide uniche. Quest’anno, i corridori non solo dovranno affrontare le insidie del percorso, ma anche le complessità logistiche di un evento che richiama circa 5000 partecipanti e oltre 1500 spettatori. Un viaggio estremo nel cuore di un paesaggio mozzafiato.
La Dakar, che quest’anno ha preso il via nel sud dell’Arabia Saudita, presenta un terreno difficile da affrontare. La zona è caratterizzata da montagne alte fino a 3000 metri, sabbia finissima e sassi disseminati lungo il percorso. La giornata precedente la gara è stata dedicata a un briefing generale che ha coinvolto un gran numero di persone, con una vasta area attrezzata che include un eliporto attivo e un ospedale da campo pronto a intervenire in caso di necessità. L’attenzione mediatica è stata intensa, con oltre 150 giornalisti provenienti da più di 70 paesi accreditati per seguire l’evento.
Iader Giraldi, uno dei motociclisti partecipanti, ha descritto l’emozione e le difficoltà di ciò che li attende. Il paddock, un centro di attività, accoglie anche una mensa capace di servire fino a 8000 pasti al giorno. Questo tipo di organizzazione non è solo necessaria, ma è un aspetto cruciale per garantire la sicurezza e il benessere di tutti i partecipanti.
Tra i tanti motociclisti presenti, solo 130 sono stati scelti per affrontare la competizione. Iader è uno di questi e, insieme ad altri otto compatrioti italiani, si prepara a un’avventura al limite. Di questi, solo due sono professionisti, Paolo Lucci e Tommaso Montanari, mentre gli altri sono amatori, ognuno con storie diverse e sogni che li hanno spinti a spendere capitale per partecipare.
Per molti di loro, la gioia e il valore della gara non risiedono solo nella vittoria. Arrivare al traguardo finale rappresenta già una grande conquista. La Dakar è, in fondo, un test di resistenza e di capacità di affrontare le sfide individualmente. Ogni concorrente è consapevole del pericolo che il terreno rappresenta: bastano un sasso o un’imprevista difficoltà per compromettere un’intera avventura.
Un aspetto interessante del racconto di Giraldi è la sua riflessione sulla filosofia giapponese dell’Ikigai, che rappresenta la motivazione profonda che spinge ognuno a migliorarsi continuamente. Questo concetto abbraccia diversi aspetti: fare ciò che si ama, ciò in cui si è bravi, ciò di cui il mondo ha bisogno e, infine, ciò per cui si è ben remunerati.
Giraldi ha condiviso come questa filosofia lo aiuti a mantenere la concentrazione e la determinazione. Sotto la guida del suo psicologo sportivo Angelo Carnemolla, ha esplorato la potenza della mente e imparato a farla diventare un’alleata piuttosto che una nemica. In un contesto dove ogni dettaglio conta, la mente può influenzare notevolmente le prestazioni e il benessere del corridore, rendendo essenziale avere un approccio mentale solido.
A poche ore dalla partenza, una tempesta di sabbia si abbatte sulla zona, portando con sé un senso di urgenza e preparazione. Le tende tremano e i partecipanti sono costretti a chiudere gli occhi e respirare la sabbia che si insinua ovunque. In questo momento di difficoltà atmosferica, ogni atleta deve attingere a riserve interiori di forza e resilienza. Immaginarsi nei giorni avvenire diventa un modo per superare il nervosismo e l’ansia, mantenendo viva la speranza di superare le sfide.
La Dakar non è solo una gara, ma un’esperienza che mette alla prova tutto il corpo e la mente. Con ogni partenza, c’è un nuovo inizio, un’opportunità di scoprire di più su se stessi, nonostante le tempeste di sabbia e le sfide incombenti. I corridori, insieme alla loro passione e determinazione, si preparano ad affrontare il loro destino nel deserto.