Innovazione in oncologia: la Campania e i percorsi di cura per il tumore al polmone

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La continua evoluzione dell’oncologia non si limita soltanto a farmaci più avanzati, ma si espande anche verso modelli organizzativi che rendono i trattamenti più accessibili ai pazienti. La Campania si distingue come un esempio positivo nel panorama italiano, adottando un approccio innovativo nel trattamento del tumore al polmone, in particolare per i pazienti affetti da tumore non a piccole cellule con specifiche mutazioni genetiche. Questo articolo approfondirà i percorsi di cura innovativi in Campania, l’impatto del tumore al polmone sulla popolazione e l’organizzazione attuale dei servizi oncologici.

Percorsi di cura innovativi in Campania

La Campania ha attuato un modello di cura che consente ai pazienti con diagnosi di tumore al polmone non a piccole cellule di ricevere terapie mirate senza dover necessariamente recarsi in un centro specializzato. La disponibilità di farmaci orali associata alla dispensazione dalle farmacie territoriali rappresenta un significativo passo avanti per i pazienti, e soprattutto per i circa 1500 residenti in Campania colpiti da forme “oncogene addicted” di cancro ai polmoni ogni anno.

In un incontro recente a Napoli, organizzato da Amgen Italia, esperti del settore si sono riuniti per discutere il valore dell’innovazione nei percorsi di cura per questi pazienti. Tra i relatori c’erano rappresentanti di istituzioni oncologiche di alto profilo, come Alessandro Morabito dell’Istituto Tumori “Pascale”, che hanno condiviso esperienze e best practices per migliorare l’accessibilità delle terapie.

Il modello campano è stato caratterizzato dalla creazione di equipe oncologiche multidisciplinari, che esaminano i singoli casi per definire la terapia più appropriata in base alle specifiche necessità del paziente. Questo approccio collaborativo non solo migliora l’efficacia dei trattamenti, ma facilita anche un’esperienza più sicura e meno stressante per i pazienti e le loro famiglie.

Il tumore al polmone: una sfida globale

Il tumore del polmone è uno dei principali responsabili di mortalità per cancro a livello mondiale, con un numero annuale di decessi che raggiunge quasi 1 milione e 800mila persone. In Italia, nel 2023, sono state diagnosticate circa 44.000 nuove infezioni, di cui 4.000 solo in Campania.

Secondo i dati forniti da Morabito, l’85% dei tumori del polmone sono di tipo non a piccole cellule, con circa il 40% di questi che presenta alterazioni genetiche specifiche. Queste anomalie possono aprire la strada a trattamenti personalizzati, aumentando le possibilità di sopravvivenza e migliorando la qualità della vita dei pazienti. Nuove terapie mirate, come il sotorasib per la mutazione KRASG12C, offrono opzioni di trattamento efficaci e pratiche, con la somministrazione orale che rende l’intero processo meno gravoso.

Il riconoscimento delle caratteristiche genetiche del tumore non solo porta a una terapia più adeguata, ma promuove anche una gestione più olistica della malattia, dove le cure sono adattate alle necessità specifiche di ogni individuo.

La Campania come esempio di efficienza

L’approccio della Campania agli aspetti organizzativi della cura oncologica è stato lodato per la sua efficacia nella gestione dei pazienti. Con una Rete oncologica che integra risorse e competenze diverse, la regione ha delineato un percorso di cura che unisce esperienze cliniche e supporto logistico. Gennaro Sosto, direttore generale della ASL Salerno, ha affermato che il sistema è costruito attorno a team oncologici multidisciplinari che esaminano i pazienti in modo integrato per individuare la migliore strategia terapeutica.

Un altro aspetto significativo è l’accesso ai farmaci, il quale, grazie alla rete di farmacie territoriali e alla riorganizzazione interna del sistema sanitario, permette una somministrazione più veloce e meno complicata. Tuttavia, Fabrizio Capuano della Federazione Italiana Delle Associazioni Di Volontariato In Oncologia ha sottolineato che ci sono ancora tempi burocratici da considerare. In media, ci vogliono circa 120 giorni affinché un farmaco diventi disponibile dopo l’aggiornamento del Prontuario Regionale, ben al di sotto della media nazionale di 358 giorni, ma ci sono speranze di un miglioramento grazie all’uso dell’Intelligenza Artificiale e alla digitalizzazione in corso.

L’innovazione in oncologia, quindi, non riguarda solo i nuovi farmaci, ma anche un modello amministrativo che, sebbene con sfide, dimostra di essere capace di migliorare nettamente l’accesso alle cure per i pazienti, evitando lunghi viaggi per ricevere trattamenti essenziali.

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