Un drammatico episodio ha scosso la comunità di Castellammare di Stabia, dove una professoressa di 40 anni, in servizio presso l’Istituto “Catello Salvati“, è stata arrestata dai Carabinieri per presunti reati di maltrattamenti, violenza sessuale, induzione a compiere atti sessuali e corruzione di minorenne. Questa vicenda ha sollevato un’ondata di indignazione e preoccupazione tra i genitori e i cittadini, amplificando i timori riguardo alla sicurezza dei ragazzi nelle scuole.
I fatti che hanno portato all’arresto
La situazione è emersa a seguito di un’aggressione avvenuta il 14 novembre 2024, quando alcuni genitori hanno malmenato la docente concretizzando un episodio di violenza che ha richiesto l’intervento delle autorità. Questo incidente ha portato all’apertura di un’indagine da parte dei Carabinieri, che ha fatto emergere dettagli agghiaccianti sulle condotte della professoressa. Stando agli accertamenti, risalenti a quanto accaduto a partire da ottobre dello stesso anno, l’insegnante di sostegno ha sfruttato la sua posizione di autorità per abusare della fiducia dei suoi studenti, tutti sotto i 14 anni.
Le indagini hanno preso piede attraverso l’audizione protetta di sei minori e l’analisi di messaggi e file audio sul telefono cellulare della docente. È emerso che la professoressa avrebbe utilizzato un’aula riservata, soprannominata “la saletta”, sotto il pretesto di dare ripetizioni, per attentare alla dignità e all’integrità sessuale dei suoi studenti. Le accuse parlano di esposizione a materiale pornografico e di conversazioni inadeguate riguardo alla sessualità, culminando in atti di violenza sessuale diretta su uno dei ragazzi.
Tecniche di manipolazione e controllo
Un aspetto allarmante di questa vicenda è rappresentato dalle tecniche di coercizione utilizzate dalla docente per mantenere il silenzio sui suoi atti. I minori, in uno stato di soggezione rispetto all’autorità dell’insegnante, sarebbero stati minacciati di bocciatura e di conseguenze legali per le loro famiglie, incluse fantasiose ritorsioni che coinvolgevano le forze dell’ordine. È stato solo dopo la sospensione di uno degli studenti coinvolti che il segreto è stato finalmente svelato, grazie alla confidenza tra i ragazzi e i rispettivi genitori, corroborata da prove documentali come messaggi scambiati su Instagram e Whatsapp.
La scoperta del tormento subito da parte degli studenti ha scosso le famiglie, generando una profonda preoccupazione riguardo alla sicurezza e al benessere dei minori nelle strutture scolastiche. Gli accertamenti condotti dai Carabinieri hanno rivelato che gli alunni erano stati coinvolti in una rete di brutalità emotiva e manipolazione, caratterizzando una situazione di pericolo e vulnerabilità.
La grave risposta della giustizia
Le risultanze delle indagini hanno convinto il Gip del Tribunale di Torre Annunziata ad emettere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La gravità delle accuse e il potenziale rischio di reiterazione dei reati hanno reso necessaria questa decisione, soprattutto considerando che la docente era ancora formalmente in servizio e quindi, rimanendo in libertà, avrebbe potuto continuare a contattare minori. Il sequestro del suo telefono ha permesso di rinvenire messaggi vocali e contenuti pornografici, confermando i racconti delle vittime.
La custodia in carcere rappresenta il livello più severo di intervento legale in tale caso, mirato non solo a tutelare le potenziali vittime future, ma anche a garantire un’adeguata risposta a un comportamento considerato riprovevole. La professoressa, dopo le formalità previste dalla legge, è stata trasferita al carcere femminile di Benevento, un esito che evidenzia la determinazione delle autorità nel trattare con fermezza fenomeni di abuso nell’ambito scolastico. La vicenda continua a svilupparsi e a destare preoccupazione nella comunità, mentre si attende che la giustizia faccia il suo corso.