L’arbitraggio nel calcio ha subito trasformazioni significative negli ultimi anni, principalmente con l’introduzione della tecnologia VAR. Durante il programma “A Pranzo con Chiariello” su CRC, Fiorenzo Treossi, noto assistente arbitrale, ha condiviso le sue riflessioni sul tema, esprimendo dubbi e preoccupazioni riguardo alla gestione della tecnologia e all’impatto sulla professione arbitrale. Le sue dichiarazioni offrono uno spaccato interessante sulle dinamiche attuali che riguardano il gioco e le difficoltà riscontrate dagli arbitri.
Le sfide del VAR per gli arbitri
Fiorenzo Treossi ha aperto la sua riflessione sottolineando la sua mancanza di esperienza diretta con il VAR, evidenziando la difficoltà degli arbitri nel gestire le nuove tecnologie. Secondo Treossi, l’introduzione del VAR ha creato un clima di tensione tra gli arbitri, i quali si sentono “tirati” dalle aspettative e dai protocolli tecnologici. Questo stato di “ansia” porta a una costante preoccupazione per le decisioni che devono prendere, temendo di incorrere in errori che potrebbero essere posti sotto scrutinio.
L’assistente arbitrale ha affermato che la percezione di falli e decisioni sbagliate è amplificata dalla presenza del VAR, il quale modifica la naturale fluidità del gioco. Treossi ha evidenziato che la vera essenza dell’arbitraggio dovrebbe essere quella di avere la libertà di giudicare le situazioni, senza la costante paura che ognuna delle proprie decisioni possa essere messa in discussione da una sorveglianza tecnologica. Questo porta a una situazione poco favorevole sia per gli arbitri sia per il corso naturale delle partite di calcio.
La comunicazione con i colleghi
Un altro punto importante del discorso di Treossi riguarda la sua relazione con altri arbitri, in particolare con Luca Marelli. Contrariamente a quanto riportato da alcune fonti, Treossi ha negato di aver avuto litigi con Marelli, spiegando che qualsiasi divergente opinione potrebbe derivare da episodi vissuti in campo, per cui non ha alcun ricordo di conflitti significativi. La mancanza di comunicazione chiara e aperta tra gli arbitri può contribuire a malintesi e alla diffusione di voci non verificate.
Treossi ha rimarcato l’importanza di una cooperazione efficace tra i membri della giuria arbitrale, per garantire che tutti abbiano una chiara comprensione delle decisioni che vengono prese. La diversità di visioni tra gli arbitri, tuttavia, può portare a confusione, specialmente quando si tratta di come ciascuno interpreta gli episodi di gioco dal proprio punto di osservazione. Tale complessità è ulteriormente aggravata dalla mancanza di chiarezza nell’ambito dei protocolli di VAR.
VAR e l’idea delle challenge
Una parte del discorso di Treossi ha incluso una critica alle cosiddette “challenge” nel calcio. Ha sottolineato che tale sistema non sarebbe un adeguato miglioramento del gioco, ma piuttosto una distorsione della sua essenza. L’arbitro ha insistito sul fatto che il calcio è già uno sport complesso, e introdurre meccanismi di sfida potrebbe generare ulteriori problematiche, confondendo ulteriormente la linea di demarcazione tra decisioni arbitrarie giuste e sbagliate.
Treossi ha ribadito la sua preferenza per un approccio in cui gli arbitri possano contare su una formazione e su protocolli chiari, piuttosto che dover gestire situazioni basate su sfide provocate dai giocatori o dagli allenatori. Secondo lui, questo approccio posizionerebbe il gioco in una direzione opposta rispetto al necessario sviluppo della professionalità arbitrale e della qualità del gioco stesso.
L’intervento di Fiorenzo Treossi offre un’analisi incisiva delle attuali difficoltà che gli arbitri devono affrontare nell’era del VAR, ponendo questioni fondamentali sulla libertà di giudizio e sull’integrità del calcio come sport. Le sue considerazioni invitano a riflettere su come la tecnologia possa e debba influenzare le dinamiche di gioco senza compromettere l’autorità e la freschezza delle decisioni arbitrali.