Le recenti polemiche intorno alla sicurezza degli stadi italiani riemergono prepotentemente in seguito agli incidenti avvenuti durante l’ultima partita tra Cagliari e Napoli, con il tema della chiusura del settore ospiti per la prossima partita Juventus-Napoli che ha suscitato accese discussioni. Molti esperti, tra cui Mirko Calemme di AS, sottolineano la necessità di una riflessione più ampia su questi episodi e sulle misure di prevenzione.
Il contesto degli incidenti di Cagliari
Negli ultimi anni, il calcio italiano ha vissuto un’evoluzione significativa, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche per quanto riguarda le problematiche di ordine pubblico. La partita tra Cagliari e Napoli è stata funestata da eventi che hanno spinto alcuni a chiedere misure drastiche, come la chiusura del settore ospiti per la prossima sfida tra Juventus e Napoli. Questo suggerimento è stato adottato con l’intento di garantire la sicurezza dei tifosi, ma è fondamentale considerare ciò che è realmente accaduto durante l’incontro.
Durante la partita, un lancio di bengala ha coinvolto il pubblico, ma è importante sottolineare che l’origine del lancio è stata attribuita al settore rossoblù e non a quello dei tifosi napoletani. Questo aspetto, evidenziato da Calemme, è spesso trascurato. Negli stadi italiani, la crescita della violenza legata al calcio richiede un’analisi più profonda e un intervento che vada al di là delle soluzioni temporanee. Se l’attenzione non viene strutturata sui veri responsabili degli atti violenti, potrebbe risultare in ingiustizie per tifoserie che non hanno partecipato ai disordini.
La storia del tifo violento in Italia
La richiesta di chiudere i settori ospiti non è un problema recente. La storia del tifo violento in Italia è costellata di episodi drammatici che coinvolgono molte tifoserie, incluse quelle di Torino, Milano e Roma. Nonostante ciò, queste città hanno spesso visto atti di violenza che hanno messo a repentaglio la sicurezza dei tifosi, ma senza che ci fosse stata una penalizzazione simile richiesta per i loro supporti.
Un caso emblematico è il derby di Milano, dove si sono registrati eventi violenti che hanno portato a conseguenze gravi, alcuni dei quali hanno coinvolto feriti, con un ragazzo che si è salvato per puro miracolo. La violenza nel calcio non conosce confini geografici e per questo motivo è necessaria una gestione globale e non parziale del fenomeno.
Inoltre, episodi spaventosi come il lancio di striscioni umilianti riguardanti la tragedia di Superga, le cui immagini hanno fatto il giro del web, dimostrano che il problema non è circoscritto solo a una o due tifoserie. Richiedere la chiusura di un settore ospiti per proteggere un “pubblico civile” può apparire come una soluzione palliativa che non affronta l’emergenza del problema.
La necessità di un dialogo proattivo tra le autorità
Affrontare le problematiche relative alla sicurezza nelle partite di calcio richiede un dialogo proficuo tra tutte le parti coinvolte, incluse le autorità sportive, le forze dell’ordine e i gruppi di tifosi. Non si possono limitare le misure preventive a risposte impulsive, come la chiusura degli spazi riservati ai tifosi in trasferta. È fondamentale che le istituzioni calcistiche avviino programmi educativi e di sensibilizzazione volti a combattere il tifo violento, mirati a coinvolgere soprattutto i giovani.
In questo contesto, sarebbe auspicabile che le società calcistiche collaborassero in modo sinergico per promuovere la cultura sportiva, favorendo un ambiente di rispetto e legalità. Le misure di sicurezza dovrebbero essere implementate discrezionalmente, tenendo in considerazione le specifiche realtà delle varie tifoserie e gli eventi storici che hanno caratterizzato ogni contesto.
Mantenere il dialogo attivo e trovare soluzioni condivise può andare a beneficio non solo delle squadre e dei supporter, ma anche dell’immagine del calcio nel suo insieme, restituendo a questo sport il suo vero valore sociale e di aggregazione.
Le disamine sul futuro del tifo e sulla sicurezza negli stadi sono appena iniziate, e ci si aspetta un profondo esame di coscienza sia da parte degli organismi sportivi che delle tifoserie. La strada per una ripresa dei valori di sportività e rispetto è lunga, ma fondamentale.