Con gli affitti brevi è diventata prassi comune quella del self check-in, con le chiavi all’interno di una cassetta. Ma cambia la norma…
Nel campo alberghiero per molti anni è stato costume quello di operare il check-in direttamente al desk della reception, con il dovuto controllo ravvicinato di documenti ed identità degli ospiti delle strutture.
Tuttavia con l’avvento delle case vacanze e degli appartamenti turistici, nonché degli ostelli della gioventù, tale prassi si è rivelata poco comoda e non di agevolazione delle operazioni di ricezione giornaliera.
Ed ecco quindi che è stata introdotta la pratica del check-in automatico, ovvero quella in cui il turista riceve delle istruzioni dal proprietario della struttura per prendere possesso delle chiavi della propria stanza, contenute normalmente in scatoline con pulsanti all’ingresso dei vari hotel.
Con l’attuale governo tuttavia questo cambierà, alla luce di nuove esigenze sorte nel campo della sicurezza pubblica.
La nuova proposta normativa
Il Ministero dell’Interno italiano ha introdotto nuove norme che vietano l’uso di cassette portachiavi e pulsantiere per il self check-in per gli appartamenti in affitto a breve termine. La circolare afferma chiaramente che questi metodi automatizzati di identificazione del cliente non sono conformi ai requisiti legali. I gestori sono tenuti a verificare personalmente l’identità degli ospiti tramite documenti, fornendo i propri recapiti alla questura entro 24 ore dal loro arrivo. L’intervento avviene nel contesto di una maggiore attenzione alla sicurezza pubblica, in vista di eventi su larga scala come il Giubileo che attireranno milioni di turisti in Italia. L’obiettivo principale è prevenire i rischi legati alla permanenza di persone pericolose o legate ad organizzazioni criminali o terroristiche.
Il ministro Matteo Piantedosi ha sottolineato che il modello di registrazione automatica deve essere superato perché necessario per rispettare la legge. Secondo lui la gestione automatizzata delle registrazioni non garantisce che le persone effettivamente presenti siano quelle identificate nei documenti presentati online, lasciando un livello di rischio per la sicurezza collettiva. Della stessa opinione il Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, che vede in questa circolare un passo importante per prevenire i rischi e garantire un’esperienza turistica positiva e sicura. Ha inoltre sottolineato che questa misura combatte anche la concorrenza sleale e le pratiche illegali in questo settore.
Le opinioni del settore
Allo stesso tempo, Santanchè apre alla possibilità di sostituire la tecnologia, come il riconoscimento facciale, per implementare nuove modalità compatibili con le esigenze di innovazione e flessibilità. La decisione ha però suscitato le critiche dell‘Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab), che ha visto nell’introduzione dell’obbligo di identificazione fisica una punizione per i piccoli gestori. L’associazione afferma che molti professionisti utilizzano già tecnologie avanzate, come il tracciamento biometrico e i codici OTP, che sono paragonabili alle tecnologie utilizzate in altri settori. Il requisito specifico del riconoscimento fisico per gli affitti brevi è visto come discriminatorio e potrebbe ostacolare la crescita della sharing economy in Italia.
Bed-and-breakfast.it, rappresentato da Giambattista Scivoletto, ha criticato anche l’obbligo dell’identificazione faccia a faccia, definendolo obsoleto e sproporzionato rispetto alle pratiche in altri paesi europei. Questa legge, basata su un regio decreto del 1931, imponeva eccessivi oneri burocratici, soprattutto ai piccoli visitatori occasionali, rendendone difficoltose le operazioni. Scivoletto richiama i principi dell’Agenda europea per un’economia cooperativa, secondo cui gli obblighi imposti agli ospitanti devono essere proporzionati e non discriminatori. Secondo lui, le attuali normative rischiano di strangolare un settore che potrebbe essere il motore economico del Paese, richiedendo una riforma normativa per bilanciare sicurezza, flessibilità e innovazione.