Il saggio di Stefania De Pascale, pubblicato da Aboca, affronta in modo approfondito la possibilità di coltivare piante nell’ambiente extraterrestre, trattando esperimenti storici e sfide scientifiche. Con una carriera accademica che include l’insegnamento di orticoltura all’Università Federico II di Napoli, De Pascale esplora il potenziale delle coltivazioni nello spazio, confermando che orti spaziali non sono solo frutto della fantasia, ma un campo di ricerca attivo.
La storia delle coltivazioni spaziali
Esperimenti pionieristici nello spazio
Le prime esperienze di coltivazione nello spazio risalgono agli anni Settanta, in particolare con il programma Skylab degli Stati Uniti. Questo è stato il primo tentativo di coltivare piante al di fuori dell’atmosfera terrestre. Gli astronauti a bordo di Skylab hanno testato la crescita di diverse piante, tra cui lattuga e ravanelli, con risultati incoraggianti. Questi esperimenti hanno dimostrato che la vita vegetale può prosperare anche nell’ambiente di microgravità, aprendo nuove strade per la ricerca sulle coltivazioni spaziali.
Tra gli obiettivi principali delle missioni spaziali, come quella della Stazione Spaziale Internazionale , c’è la sperimentazione di vari tipi di piante, inclusi pomodori nani, cereali e anche fiori ornamentali come la zinnia. La capacità di coltivare piante nello spazio non è solo fondamentale per il sostentamento degli astronauti durante le lunghe missioni, ma offre anche vitali informazioni scientifiche sulla crescita vegetale in condizioni non terrestri.
Le sfide della coltivazione nello spazio
Problemi di irrigazione e temperatura
Uno dei principali ostacoli alla coltivazione nello spazio è rappresentato dalla gestione dell’acqua. In assenza di gravità, l’acqua non segue le leggi fisiche a cui siamo abituati sulla Terra. Essa non si accumula sul fondo di un contenitore e, se spruzzata, si forma in goccioline che fluttuano. Per affrontare questo problema, sono stati sviluppati sistemi di irrigazione specifici, chiamati “salad machines“, progettati per ottimizzare l’uso di acqua, energia e spazio, rendendo possibili le coltivazioni in un ambiente limitato come quello delle navicelle spaziali.
Un altro fattore critico è la temperatura. Fino ad ora, tentativi di far germogliare piante sulla Luna hanno rivelato la vulnerabilità delle colture agli estremi climatici. Un esempio significativo è quello di un gruppo di ricercatori cinesi che hanno fatto crescere germogli di cotone sulla Luna. Tuttavia, queste piante sono morte dopo poco più di 200 ore a causa delle rigide temperature notturne che scendevano fino a -52 gradi Celsius. Tali esperienze evidenziano l’importanza di sviluppare metodi per controllare il clima all’interno delle strutture di coltivazione spaziali.
Il futuro della colonizzazione spaziale
Aspettative e proiezioni
Guardando al futuro, Stefania De Pascale riflette sulle potenzialità della colonizzazione di Marte e di altri corpi celesti. Attualmente, una missione verso Marte richiede circa 470 giorni di viaggio. Le visioni fantascientifiche di autori come Isaac Asimov di colonie spaziali stanno lentamente diventando realtà attraverso la ricerca scientifica. Tuttavia, De Pascale avverte che è difficile prevedere quando la colonizzazione diverrà fattibile.
Per quanto riguarda il futuro, l’accademica spera che tale evoluzione si basi su scelte consapevoli piuttosto che sulla necessità di abbandonare un pianeta Terra esaurito. Questo approccio più ottimista sottolinea l’importanza di trovare un equilibrio tra l’evoluzione tecnologica e la sostenibilità delle risorse terrestri.
La coltivazione di piante su Marte e le esperienze nel settore delle coltivazioni spaziali sono campi in rapida evoluzione e, con il continuo avanzamento della scienza, potrebbero contribuire a un futuro in cui l’umanità non solo esplora ma abita i mondi oltre il nostro.