La difficile ricerca di un nuovo alloggio per le famiglie sfollate di Scampia

Le situazioni di emergenza abitativa a Napoli, in particolare nel quartiere di Scampia, stanno colpendo anche coloro che lavorano stabilmente e sono in possesso di un contratto regolare. La storia di Giovanni Iovino, un impiegato di lungo corso, evidenzia le difficoltà e i pregiudizi che gli abitanti della Vela Rossa devono affrontare nella loro ricerca di una nuova casa. Mentre la città si impegna a trovare soluzioni, molti trovano ostacoli insormontabili.

Il contesto dello sgombero nella Vela Rossa

Giovanni Iovino, 62 anni, vive con la sua famiglia da sedici anni nella Vela Rossa a Scampia. Questa storia inizia con la decisione del Comune di Napoli di procedere con gli sgomberi per ragioni di sicurezza, a seguito di preoccupazioni associate alla stabilità delle passerelle che collegano gli appartamenti. La vita in questo complesso è cambiata radicalmente e, come molti altri, anche Iovino si trova ora in una situazione precaria, in cerca di un nuovo alloggio per sé e la sua famiglia.

La famiglia Iovino ha già vissuto momenti difficili. Giovanni ricorda come fosse costretto a lasciare il suo precedente appartamento nel rione Sanità a causa di un’emergenza legata a una fogna esplosa. Non è riuscito ad ottenere un alloggio popolare nonostante le sue numerose richieste, rimanendo bloccato in un sistema che, per molti, sembra non voler offrire soluzioni. Il Comune aveva promesso di fornire aiuto economico per gli sgomberi, ma spesso questa assistenza si rivela insufficiente per garantire un futuro sicuro.

Ogni giorno, Iovino e la sua famiglia si preparano a lasciare il loro appartamento, in un contesto in cui tantissimi altri stanno vivendo la stessa sorte. La prossima scadenza di sfratto li costringe a confondere le speranze di trovare un nuovo alloggio con la necessità impellente di lasciare una casa che hanno occupato per anni.

Le difficoltà nel trovare un nuovo affitto

Nonostante il suo contratto di lavoro a tempo indeterminato in un pub di Chiaia, Giovanni Iovino si trova ad affrontare l’impossibilità di trovare una nuova casa da affittare. Gli agenti immobiliari e i proprietari richiedono garanzie economiche, come buste paghe che superino i 2.000 euro, ben oltre il suo stipendio. Questa situazione espone la fragilità del sistema abitativo, dove il reddito, nonostante sia stabile, non basta a garantire un’abitazione dignitosa.

Ogni tentativo di contattare agenzie immobiliari si traduce in una risposta standardizzata: una richiesta di documentazione che spesso sfocia in un diniego. Iovino racconta che molti proprietari appena sentono il suo riferimento alla Vela Rossa riattaccano il telefono, dissuasi dall’associarlo all’immagine negativa data dai media e dalla narrativa popolare. Questa stigmatizzazione nei confronti degli abitanti di Scampia rende ancor più complicata la già difficile ricerca di un’abitazione.

La pressione dell’imminente sgombero rende la ricerca non solo una necessità, ma un carico mentale che pesa su Giovanni e sulla sua famiglia. La loro situazione è contraddittoria: hanno diritto a ricevere un contributo dal Comune, ma senza una casa da affittare questo supporto economico appare un palliativo piuttosto che una vera soluzione.

L’appello per un aiuto tangibile

In questo contesto di emergenza, Giovanni Iovino pone un interrogativo cruciale: perché il Comune non si attiva per trovare soluzioni abitative temporanee per le famiglie sfollate, piuttosto che limitarsi a erogare contributi monetari? Iovino suggerisce che ci siano numerosi immobili che potrebbero essere utilizzati, come le case confiscate alla criminalità, che potrebbero offrire una soluzione più duratura e dignitosa per chi si trova in difficoltà.

L’appello di Iovino è sostenuto dal sindaco di Napoli, che ha recentemente invitato i cittadini a mostrare solidarietà nei confronti delle famiglie sfollate, contribuendo con immobili in affitto. È un segnale positivo, ma ci vorrà molto di più per superare la stigmatizzazione sociale e le barriere economiche che attanagliano questi nuclei familiari.

Anche la Curia di Napoli si è mobilitata, avviando una ricerca di immobili disponibili per ospitare temporaneamente le famiglie costrette a lasciare le loro abitazioni. Nonostante queste buone intenzioni, la resistenza da parte della comunità rischia di minare ulteriormente gli sforzi per costruire una via d’uscita da questa impasse abitativa.

La storia di Giovanni Iovino e delle famiglie di Scampia è un riflesso delle sfide più ampie che affrontano molti napoletani, dove lavoro e dignità si scontrano con una realtà sociale complessa e, a volte, implacabile.

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Filippo Grimaldi