L’arte sartoriale giapponese incontra il design contemporaneo nella collezione di Setchu, marchio fondato dal talentuoso stilista Satoshi Kuwata. Utilizzando i principi dell’origami, Kuwata ha saputo creare pezzi unici di moda che raccontano storie attraverso tessuti e forme. La sua recente vittoria all’LVMH Prize per i giovani designer e il CNMI Fashion Trust Grant testimoniano l’impatto che il suo lavoro ha già avuto nel mondo della moda. Questo debutto è culminato nella sua prima sfilata a Firenze, ospitata nella suggestiva Biblioteca Nazionale.
Un evento straordinario nel cuore di Firenze
La sfilata di Setchu ha avuto luogo all’interno della Biblioteca Nazionale di Firenze, un luogo simbolico che ospita oltre otto milioni di volumi. Scelta non casuale, la location riflette la volontà del designer di richiamare l’attenzione non solo sulla moda, ma anche sull’importanza della cultura e della lettura. Come afferma Kuwata, “Quando sono nato negli anni Ottanta c’era la televisione, ma si andava in biblioteca per leggere i libri.” L’intento è proprio quello di incoraggiare le persone a riscoprire questi luoghi, spesso trascurati nell’era degli smartphone.
Per la sfilata, il designer ha deciso di esporre la sua collezione anche durante un giorno aggiuntivo, il 17 gennaio, nella sala Dante. Questa scelta non è stata solo un omaggio allo spazio, ma un chiaro invito al pubblico a tornare a frequentare biblioteche come centri di cultura, conoscenza e creatività. L’approccio di Setchu va oltre la moda; si tratta di un vero e proprio progetto culturale, un connubio di arte e sartoria, un modo per esplorare le proprie radici attraverso un linguaggio universale.
Dalla sartoria di Savile Row all’italiana Milano
Setchu non è solo un marchio di moda, ma un progetto ambizioso che unisce la tradizione sartoriale giapponese con quella occidentale. Satoshi Kuwata ha affinato le sue abilità a Savile Row, dove ha imparato l’arte della sartoria di alta gamma. Nella sua collezione, ha scelto di includere tre pezzi bespoke realizzati da Davies & Sons, la sartoria più antica di Londra. Tra questi, un tight, un blazer doppiopetto blu con bottoni dorati e un frac, tutti caratterizzati dalle pieghe dell’origami, segno distintivo del brand.
Nonostante le sue radici nella tradizione britannica, Kuwata ha deciso di stabilire il suo marchio a Milano, capitale della moda italiana. Qui, collabora con manifatture locali per utilizzare tessuti di alta qualità, garantendo che tutti i suoi capi siano unici. “Uso materiali italiani di lusso molto costosi,” ha dichiarato. Questa scelta non solo avvantaggia le manifatture italiane, ma consente anche al designer di lavorare con una varietà di tessuti e finiture che arricchiscono ulteriormente la sua collezione.
L’elevazione del design: dall’origami alla moda
Ogni collezione di Setchu nasce da un semplice pezzo di carta origami, simbolo di un processo creativo che si fonde con la moda. La collezione autunno/inverno 2025/26 si basa su un quadrato di carta, da cui partono una serie di pieghe che danno vita a forme tridimensionali sorprendenti. Questo approccio trasformativo permette di progettare capi multifunzionali, pensati per essere utilizzati in diversi modi e occasioni.
La passerella ha visto sfilare capi che spaziano da giacche sahariane e cappotti a bluse eleganti e capi in denim ricercati, fino ad arrivare a raffinati frac. Ogni dettaglio, dalle aperture con bottoni e drappeggi ai nastri che richiamano l’arte dell’origami, è pensato per sorprendere e affascinare. Pezzi eccentrici, come un maxi poncho o una casacca da uomo con lunghe frange, sono emblemi di un design audace e giocoso che rompe gli schemi pescando a piene mani nel repertorio visivo della cultura giapponese.
La fusione tra Giappone e Occidente che percepiamo nella collezione di Setchu rappresenta non solo una celebrazione della sartoria ma anche un invito all’apprezzamento della cultura, così intrinsecamente legata alla moda. L’eclettismo di Kuwata sta già scrivendo una nuova pagina nel mondo della moda contemporanea, portando con sé un messaggio chiaro: la moda è anche cultura.