Il dibattito sull’uso della tecnologia nel calcio, in particolare riguardo al VAR , continua a generare opinioni contrastanti tra esperti, tifosi e addetti ai lavori. Recentemente, alcuni episodi durante una partita della Serie A hanno riacceso le polemiche sul corretto utilizzo del VAR e sulla capacità degli arbitri di decidere in tempo reale. Di seguito, si analizzano vari aspetti legati a questioni di regolamento e decisioni arbitrali.
Nel finale della partita, un’azione che ha coinvolto l’attaccante Simeone ha sollevato interrogativi riguardo a un potenziale fallo. È stato sottolineato che il contatto avvenuto fosse di entità leggera e dunque non suscettibile di revisione da parte del VAR. La regolamentazione vigente stabilisce che, per attivare l’intervento del VAR, debba emergere un chiaro ed evidente errore nel giudizio dell’arbitro di campo. In questo caso, l’arbitro Mariani ha esaminato la situazione da un’ottima posizione e ha ritenuto di non dover intervenire, essendo la situazione sotto il suo diretto controllo.
Le parole utilizzate per descrivere il contatto tra i giocatori possono variare e spesso possono influenzare l’opinione pubblica. Tuttavia, è fondamentale apprezzare il compito degli arbitri: devono fare scelte rapide, basate su ciò che osservano in tempo reale durante il gioco, mantenendo il flusso della partita. Riportare un episodio alla moviola potrebbe aprire la strada a rivedere ogni singola decisione, compromettendo l’integrità della dinamica di gioco.
Un altro episodio discussa riguarda il contatto tra Anguissa e Dumfries, con opinioni suddivise sulla concessione di un rigore. Si è notato che il contatto tra i due giocatori fosse minimo e che il VAR non sarebbe intervenuto nemmeno in questa circostanza. Secondo il protocollo di utilizzo del VAR, qualora l’arbitro non ritenga un contatto tale da giustificare un rigore, non ci sarebbero motivi per una revisione video.
La questione centrale rimane quella della soggettività delle decisioni arbitrali. Mariani, dopo aver razionalmente considerato il contesto dell’azione, ha deciso di non assegnare il rigore. È pertinente sottolineare che i protocolli VAR sono strutturati in modo da garantire che l’arbitro di campo non venga inteso come incapace di assumere decisioni circa i contatti durante gli incontri. Ciò implica una netta funzione per il VAR, limitata alla correzione degli errori evidenti, non una revisione automatica di ogni decisione controversa.
La questione del VAR non si limita ai singoli episodi, ma si svolge anche nel contesto delle normative di arbitrato. Le regole stabiliscono chiaramente che il VAR è concepito per identificare e correggere solo errori che siano “chiari ed evidenti.” Sotto questa interpretazione, situazioni simili a quelle descritte non rientrano nel campo d’azione del VAR. Gli arbitri, quindi, mantengono una discrezionalità fondamentale per garantire il corretto andamento della partita.
Con la crescente implementazione della tecnologia nel calcio, è cruciale mantenere l’equilibrio tra innovazione e tradizione. Il VAR dovrebbe essere una risorsa utile e non un motivo di interruzione costante del gioco. Sebbene vi siano differenze di opinione sui singoli episodi, il consenso deve convergere verso l’importanza di avere regole chiare e applicazioni coerenti in tutte le partite.
In sintesi, mentre il dibattito sul VAR e sul suo utilizzo continuerà, è essenziale comprendere che il suo scopo non è quello di eliminare ogni possibile controversia, ma piuttosto di garantire che le decisioni arbitrali siano il più eque e precise possibile nei limiti della tecnologia attuale.