Il Teatro alla Scala di Milano è un’istituzione riconosciuta a livello mondiale, e la sua Prima del 7 dicembre 2024 si preannuncia come un evento di straordinaria importanza. Quest’anno, il grande classico “La forza del destino” di Giuseppe Verdi sarà al centro dell’attenzione. Negli intricati dettagli della produzione, interviene Costanzo Zanzarella, capo scenografo del teatro, che illumina i complessi processi che si celano dietro la creazione della scenografia. La combinazione di lavoro artigianale, creatività e precisione logistica rende ogni nuova produzione un’opera d’arte unica.
Un lavoro di squadra straordinario nel backstage
La realizzazione della scenografia di un’opera richiede un impegno collettivo monumentale, e ciò è particolarmente vero per “La forza del destino“. Zanzarella, con i suoi 56 anni di esperienza, ha descritto la portata del lavoro che ha richiesto l’impiego di 180 metri cubi di polistirolo per coprire ogni angolo del palcoscenico. L’imponente progetto ha avuto inizio nel luglio scorso, con la produzione vera e propria che è stata avviata a settembre. Ogni anno, circa 150 professionisti specializzati lavorano nei laboratori del teatro per costruire e allestire le scenografie, utilizzando competenze variabili dal design alla falegnameria, dalla meccanica alla pittura.
Ogni allestimento teatrale è concepito da zero, partendo da bozzetti e disegni tecnici realizzati da registi e scenografi. Questi disegni forniscono una visione chiara di come ogni scena dovrà apparire, suggerendo le atmosfere desiderate. Questo processo creativo è essenziale per garantire che la scenografia possa poi essere costruita e adattata in modo efficace nei reparti dedicati. La coordinazione tra i vari reparti, ognuno con le proprie specificità , è cruciale per il successo dell’intera operazione. Una volta completate, le scene vengono smontate, trasportate al teatro e ricostruite in un puzzle complesso che prenderà vita sul palcoscenico.
La meccanica dei cambi di scena
Uno degli aspetti più innovativi della Prima di quest’anno sarà rappresentato dai cambi di scena, progettati per essere fluidi e rapidi. Zanzarella ha paragonato il ritmo che deve essere mantenuto nel backstage a quello di un “pit stop di Formula 1“. Con oltre 100 persone coinvolte, ogni movimento deve essere sincronizzato alla perfezione. Le scene si sviluppano su un palco girevole di 360 gradi, che permette cambiamenti dinamici e immediati. Grazie a un nucleo centrale e a un anello esterno in rotazione, i macchinisti lavorano incessantemente per aggiungere scene ed elementi che cambiano l’ambientazione.
Questo approccio non solo rende lo spettacolo più dinamico ma permette anche di rappresentare i passaggi tra i diversi atti. “La forza del destino” richiede che ogni atto riflettà un cambiamento di stagione e di epoca, aumentando ulteriormente la complessità logistica. Tra il secondo e il terzo atto, ad esempio, si rende necessario un radicale cambiamento di scenografia, un compito che richiede una pianificazione strategica meticolosa per garantire una realizzazione rapida e efficiente.
L’arte di innovare nel teatro
La storia del Teatro alla Scala è ricca di tradizione, ma gli allestimenti attuali devono affrontare sfide contemporanee. Ciò è evidente nel lavoro di Costanzo Zanzarella, che ha partecipato a numerosi allestimenti eccezionali nel corso della sua carriera, dal “Macbeth” del 2021 a ripetuti interventi su “La Bohème” di Franco Zeffirelli. Ogni nuova produzione è vista come un’opportunità di innovare e migliorare, mantenendo viva l’identità creativa del teatro.
L’esperienza dei professionisti coinvolti è fondamentale nel plasmare l’identità visiva e narrativa della produzione. Non solo i maestri artigiani si occupano della realizzazione fisica delle scene, ma sono anche custodi di un sapere che rischia di perdersi nel tempo. La forza di questo lavoro di gruppo sta nella capacità di unire competenze diverse per dare vita a spettacoli che risuonano nel cuore del pubblico. Ogni progetto è visto come un prototipo, un’opera d’arte unica che non verrà mai replicata, ma il cui spirito permane nel panorama culturale della città di Milano.