Nella celebrazione di Santa Rosalia, l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ha tenuto una forte omelia, evidenziando le difficoltà e le sofferenze che affliggono la città e il mondo intero. Le sue parole hanno messo in luce il conflitto tra speranza e disperazione, sottolineando l’importanza di affrontare le problematiche sociali e culturali del nostro tempo.
Durante la messa celebrata nel santuario di Santa Rosalia, monsignor Lorefice ha descritto una Palermo segnata da una profonda crisi sociale. “Nella città troppe sofferenze, troppe morti”, ha dichiarato, evidenziando le tragiche conseguenze delle violenze sia per mano mafiosa sia in ambito domestico. L’arcivescovo ha denunciato una situazione in cui la violenza sembra diventare un mezzo per sovvertire la noia quotidiana, con i giovani coinvolti in atti autodistruttivi e relazioni tossiche.
Il prelato ha sollevato domande inquietanti riguardo alla salute psicologica delle nuove generazioni, sottolineando come le nuove droghe e linguaggi avvelenati stiano deteriorando il tessuto sociale. La disparità nelle relazioni interpersonali, caratterizzate da aggressione e disprezzo, preoccupa l’arcivescovo, il quale vede i luoghi di ritrovo come focolai di violenza anziché di amicizia e solidarietà.
Lorefice ha anche trattato la questione dell’emergenza rifiuti, attribuendola alla perdita di senso civico. “La città è incapace di trovare soluzioni”, ha affermato, mirando a criticare gli interessi speculativi e le dinamiche politiche che complicano ulteriormente la situazione già critica. Con una visione chiara delle sfide che Palermo deve affrontare, l’arcivescovo ha chiarito che l’amore per la città e la responsabilità verso la comunità sono elementi fondamentali per una possibile rinascita.
L’arcivescovo ha allargato il suo discorso dalle problematiche locali ad una visione globale, menzionando la “malattia mortale” della Terra. Attraverso l’analisi di eventi meteorologici estremi legati al cambiamento climatico, ha messo in evidenza come lo sfruttamento indiscriminato delle risorse stia causando carestie, pandemie e altre catastrofi ambientali. “Carestie e pandemie, tempeste di calore, siccità, alluvioni”, sono effetti diretti del nostro comportamento verso l’ambiente, ha avvertito, incitando a una presa di coscienza e a una maggiore cura ecologica.
Integrando il messaggio di speranza con una dura critica, l’arcivescovo ha rivolto l’attenzione ai conflitti armati che agitano il mondo, sostenendo che queste guerre “deturpano il volto dell’umanità”. Ha descritto come i conflitti non solo danneggiano le infrastrutture, ma devastano anche il patrimonio culturale, artistico e religioso dell’umanità. Il dramma delle migrazioni forzate ha costituito un ulteriore tema di rilievo, con il Mediterraneo diventato un “grande e anonimo cimitero”.
La celebrazione di Santa Rosalia è quindi diventata un’occasione non solo di raccoglimento spirituale, ma anche di riflessione profonda sulle sfide contemporanee che Palermo e il mondo devono affrontare. Le parole dell’arcivescovo hanno invitato a una responsabilità collettiva, a riflettere su come ogni individuo possa contribuire a una società più giusta e sostenibile, spingendo verso un futuro di rinascita e solidarietà.