In un contesto di sfide internazionali e tensioni economiche, il mondo della moda italiana si prepara a scrivere un nuovo capitolo. La Milano Fashion Week, in programma dal 17 al 21 gennaio 2024, si presenta come un’occasione d’oro per rifocalizzare l’attenzione su innovazione e creatività. Questa edizione metterà in risalto non solo le collezioni maschili della stagione Autunno/Inverno 2025-2026, ma anche il talento e la resilienza di una generazione di stilisti emergenti.
Le recenti difficoltà del settore moda sono attribuibili a fattori esterni, tra cui conflitti geopolitici, rincari dei costi energetici e del materiale, e la bassa crescita dei consumi, in particolare nel mercato cinese. Per affrontare queste sfide, l’industria della moda, che rappresenta un simbolo dell’italianità nel mondo, sta cercando di ritrovare il suo core business: l’innovazione. Le menti creative del settore si stanno all’opera per ideare e realizzare progetti che possano attrarre nuovamente i consumatori e rilanciare le vendite.
Più di 68 eventi sono previsti per la Milano Fashion Week, con un’ampia gamma di marchi che parteciperanno per la prima volta. Dal brand Blauer x Pirelli fino a Rold Skov, il panorama della moda si allarga e rappresenta quasi tutte le lettere dell’alfabeto. Questo panorama di nuove iniziative è una risposta all’esigenza di rinnovamento e creatività che attraversa il settore.
Durante i giorni che precedono la Fashion Week, le dichiarazioni dell’Arcivescovo di Milano, Monsignore Mario Delpini, fanno eco in città. Il presule ha toccato un tema scottante: la difficoltà della gente che vive di un lavoro che non consente di arrivare a fine mese. Sebbene il suo intervento non sia stato menzionato direttamente durante la presentazione della Fashion Week, rimane un tema cruciale nelle discussioni sul futuro del lavoro e del consumo.
Il Presidente della Camera della Moda, Carlo Capasa, facendo riferimento a un calo del 8% per i prodotti di abbigliamento e accessori, è stato chiaro: è necessaria una strategia che consideri anche i prezzi, sempre più insostenibili per chi percepisce stipendi fermi. In un mercato così volatile, dove il potere d’acquisto è in diminuzione, le parole dell’arcivescovo rimarcano la connessione tra moda, consumi e benessere sociale.
Capasa non si è limitato a segnalare le difficoltà, ma ha anche lanciato appelli diretti al governo. La sua richiesta per una proroga della cassa integrazione ordinaria ha scosso le fondamenta della discussione economica. Considerando che il settore moda produce il 70% dei beni di lusso a livello globale, il Presidente ha proposto anche di defiscalizzare gli investimenti per le aziende in crisi. Queste misure sono vitali per garantire la continuità delle attività e la salvaguardia dei posti di lavoro.
In aggiunta, Capasa ha sottolineato che una politica attenta alla sostenibilità dei prezzi è necessaria, e ha menzionato i marchi che già operano a prezzi più accessibili, ottenendo consensi dal mercato. Ma la chiave del rilancio non sta soltanto nelle politiche di prezzo. Secondo Capasa, è fondamentale continuare a “creare sogni” attraverso una proposta creativa che possa stimolare l’interesse dei consumatori e spingerli all’acquisto.
Con un panorama in evoluzione, le ultime notizie da Roma rivelano che è stata approvata un’estensione degli ammortizzatori sociali per il settore fino al 31 gennaio 2025, con uno stanziamento di 36,8 milioni di euro previsto per il prossimo anno. Questa iniezione di risorse rappresenta un importante passo avanti per sostenere un settore in difficoltà, e anche i parlamentari dell’opposizione si sono espressi favorevolmente, sottolineando l’insufficienza delle attuali misure.
Guardando al futuro, l’obiettivo sarà quello di attuare un rinnovo degli ammortizzatori sociali attraverso la Legge di Bilancio e il Decreto Milleproroghe, un’iniziativa fondamentale per stabilizzare le basi del settore e permettere ai creativi di esprimere il loro potenziale senza vincoli economici. Il panorama del fashion italiano, con il suo mix di storicità e innovazione, continua a essere un riflesso della capacità di adattamento a tempi difficili, dimostrando che la creatività rimane il motore propulsore di un’industria che ha ancora molto da dire.