L’industria della moda in Italia si trova ad affrontare un momento critico, con un calo del fatturato nel menswear previsto per il 2024 dell’3,6%. Durante l’inaugurazione della 107esima edizione di Pitti Uomo, il presidente di Pitti Immagine, Antonio De Matteis, ha lanciato un appello urgente al governo per ottenere misure concrete a favore di una filiera in difficoltà. Questo articolo analizza le recenti dichiarazioni dei rappresentanti del settore e dell’esecutivo, evidenziando le sfide e le opportunità in vista.
In una cornice di grande emozione, il presidente Antonio De Matteis ha preso la parola durante la cerimonia di apertura di Pitti Uomo, appena pochi giorni dopo la scomparsa del noto fotografo Oliviero Toscani. Con un forte senso di urgenza, De Matteis si è rivolto al ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, presente in videocollegamento da Roma. Ha sottolineato l’importanza di preservare la filiera della moda e il know-how che essa rappresenta. “Non ci possiamo permettere di perdere la filiera e il know how. Credo che il governo abbia il dovere di supportarci”, ha enfatizzato. Questi commenti rappresentano una chiara richiesta di sostegno in un contesto di crescente preoccupazione per il futuro del settore.
Il ministro Adolfo Urso ha risposto all’appello di De Matteis annunciando una serie di misure contenute nel disegno di legge annuale sulle PMI, appena approvato. Tra i principali interventi previsti, spicca la disponibilità di 100 milioni di euro destinati ai ‘mini-contratti’ di sviluppo, volti a sostenere le piccole e medie imprese del settore moda. Urso ha spiegato che saranno attivate anche altre due iniziative importanti: la prima riguarda i finanziamenti per favorire le aggregazioni tra le imprese, mentre la seconda si occupa del passaggio generazionale. Quest’ultima misura prevede un sistema incentivato per il trasferimento testimoniato delle competenze ai giovani, un aspetto cruciale per la sopravvivenza del know-how.
In aggiunta, Urso ha menzionato la proroga della cassa integrazione fino al 31 gennaio, segnalando un ulteriore passo verso la stabilizzazione e il sostegno delle aziende durante questa fase complessa.
Un altro punto cruciale emerso durante l’incontro è la necessità per il governo italiano di svolgere un ruolo attivo a livello europeo. “La sfida è nella nuova politica industriale che l’Europa deve mettere in campo, per rispondere alle politiche di altri attori globali”, ha evidenziato Urso. Il ministro si è impegnato a presenziare a Strasburgo nella prossima settimana per incontrare importanti commissari europei, mirato a creare sinergie che possano giovare all’industria della moda italiana. Le azioni politiche e gli accordi a livello europeo si profilano come passaggi fondamentali per garantire un ambiente favorevole all’attività produttiva delle imprese italiane.
Con l’apertura della fiera, i volti degli operatori del settore riflettono una mistura di speranza e preoccupazione. Con 770 marchi in esposizione, il 45% dei quali esteri, i dati attuali sono ancora lontani dai livelli pre-pandemia, quando la Fortezza da Basso accoglieva oltre 1200 marchi. Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia, ha espresso la necessità di un intervento istituzionale che possa offrire una vera politica industriale. Ha messo in evidenza la rilevanza di affrontare le problematiche legate alle filiere, alla formazione e alla riqualificazione della forza lavoro.
In questo contesto, l’edizione attuale di Pitti Uomo si presenta non solo come un evento commerciale, ma anche come un’importante opportunità per ridisegnare le politiche e le strategie a sostegno della moda italiana, mettendo al centro il rilancio e l’innovazione. I prossimi giorni si prospettano decisivi per il settore, che attende risposte concrete da parte delle istituzioni per affrontare le sfide future.