Situato nel suggestivo Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia, fino al 17 novembre, si svolge la mostra “Italia Sessanta. Arte, Moda e Design. Dal Boom al Pop“. Il percorso espositivo offre ai visitatori una vivida rappresentazione di un decennio caratterizzato da grandi cambiamenti e dall’innovazione estetica. Con una Ferrari 275 gtb del 1965 in bella mostra, il pubblico è immediatamente catapultato in un’epoca di velocità e progresso, allineandosi anche con il progetto Go!2025 che, il prossimo anno, vedrà Gorizia e Nuova Gorica unite come capitale europea della Cultura.
Un viaggio evocativo nel decennio del boom economico
L’esposizione “Italia Sessanta“, curata da Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci, Raffaella Sgubin e Lorenzo Michelli, apre le porte a una dimensione visiva affascinante. I visitatori vengono accolti da un’installazione incantevole che gioca con tecniche ottiche e forme surreali, mentre esplorano vestiti di alta classe provenienti dai più influenti stilisti del periodo. La mostra è parte di un progetto più ampio del museo che mira a ripercorrere la storia del Made in Italy decade dopo decade, un’iniziativa di grande rilevanza per la cultura italiana.
Un elemento centrale nella narrazione di questa epoca è l’accostamento tra arte e design, che ben rappresenta il fervore creativo degli anni ’60. Tra le creazioni in esposizione spiccano i capi unici di stilisti come Roberto Capucci e Emilio Pucci, le cui opere sfidano le convenzioni estetiche del tempo. Non mancano anche i primi oggetti di design che hanno segnato un’epoca, come la sedia Selene di Vico Magistretti e le lampade firmate Gae Aulenti. Tali opere testimoniano una rivoluzione non solo visiva ma anche culturale e sociale.
L’ottimismo di quegli anni emerge potente, incidendo anche sul modo in cui la plastico veniva utilizzata nei vari ambiti, dalla moda all’arredamento, contribuendo a democratizzare l’accesso al design senza però compromettere la qualità estetica. Inoltre, il design si mescola con la cultura pop, grazie all’inserimento di fumetti come Diabolik e riferimenti al cinema di quel periodo.
Moda e cultura pop: un connubio indissolubile
Il percorso espositivo non si limita all’illustrazione del design e della moda; funge anche da specchio per una più ampia evoluzione culturale e sociale. La sfilata di abiti e accessori svela l’audacia stilistica dei creatori del periodo, nei quali l’innovazione incontra la tradizione. Gli abiti di stilisti come Elio Fiorucci e Gucci non sono semplicemente capi da indossare, bensì vere e proprie dichiarazioni di intenti che ridefiniscono la femminilità e l’espressione individuale.
Una delle tematiche predominanti è rappresentata dalla trasgressione e dalla volontà di rompere con le convenzioni del passato. Abiti dalle lunghezze audaci, frange, fantasie eccentriche e l’uso di materiali plastici caratterizzano i modelli esposti, offrendo al visitatore un’immersione in un’epoca dove la libertà di espressione si manifestava in tutte le sue forme. La figura di Valentino, ad esempio, rappresenta l’ideale di eleganza mai volgare, introducendo creazioni sottili e complesse.
Oltre alla moda, anche la musica gioca un ruolo fondamentale. La presenza di strumenti iconici come la chitarra a dodici corde Eko Rocket, appartenuta a Shal Shapiro, sottolinea come la musica fosse intrinsecamente legata al contesto sociale e al cambiamento di paradigma culturale dei giovani di quegli anni. La musica di quel periodo riflette, infatti, le speranze e i sogni di una società che, per la prima volta, osava guardare verso il futuro.
L’intersezione tra arte, design e divulgazione culturale
“Io sono una macchina” è un concetto emblematico che riassume il potere della tecnologia e del design nel contesto della mostra. L’installazione di un juke-box, simbolo di un’era passata, invita i visitatori a riflettere sull’evoluzione dei mezzi di comunicazione e sull’impatto della musica sulla vita quotidiana. In questo spazio espositivo, l’obiettivo è non solo quello di intrattenere, ma di educare, spingendo le nuove generazioni a riconoscere e apprezzare l’eredità culturale che il design e l’arte di quell’epoca hanno lasciato.
La mostra è accompagnata da un volume pubblicato da Antiga Edizioni, che funge da approfondimento della rassegna, offrendo al visitatore spunti per una comprensione più profonda della sinergia tra i vari elementi esposti. Le pubblicazioni editoriali costituiscono un’importante risorsa per chi desidera approfondire le dinamicità di un decennio così denso di trasformazioni e innovazioni.
Fino al 17 novembre, il Palazzo Attems Petzenstein si configura come un punto di riferimento non solo per appassionati d’arte e design, ma per chiunque voglia esplorare l’essenza di un periodo che ha profondamente influenzato la cultura italiana contemporanea.