Nel mondo del calcio, la terminologia specifica spesso può generare confusione e dibattiti. Un esempio è rappresentato dal termine “braccetto“, coniato dall’allenatore Eziolino Capuano. Durante un’intervista, l’allenatore ha condiviso la sua esperienza su come questa parola sia apparsa nel linguaggio calcistico, legando direttamente il termine all’evoluzione della tattica del 3-5-2 e al ruolo dei difensori nel gioco moderno.
Le origini del termine “braccetto”
L’esperienza di Capuano a Coverciano
La storia del termine “braccetto” inizia quando Eziolino Capuano presentò una tesi sul sistema di gioco 3-5-2 a Coverciano, in un incontro con il compianto Franco Ferrari. Capuano ricorda che durante la sua esposizione, iniziò a utilizzare il termine “braccetto” per riferirsi a una particolare posizione del difensore. Ferrari, noto per la sua esperienza e professionalità, lo interruppe, chiedendogli spiegazioni riguardo a questa nuova definizione.
Questo scambio di opinioni non solo è stato illuminante per Capuano, ma ha anche portato alla riflessione su come il linguaggio calcistico possa evolvere nel tempo. Come educatore, Ferrari si preoccupava di mantenere la terminologia chiara e precisa, e l’interazione tra i due ha avuto un impatto significativo sulla comprensione della posizione di difesa nel 3-5-2.
L’adozione del termine nel gioco
Successivamente, Capuano ha applicato il concetto di “braccetto” nella sua carriera da allenatore, compreso il periodo all’Arezzo, dove utilizzava una difesa a tre. Qui, il termine ha preso forma: il centrale di destra, durante le fasi di attacco, tende a “allargarsi” sulla fascia, adottando una posizione che ricorda un abbraccio o una spalla, da cui deriva il termine. La combinazione di un esterno che si proietta in avanti e un difensore che si sposta lateralmente crea una nuova dinamica in campo, ampliando le possibilità di gioco.
La visione di Capuano su Di Lorenzo
Il ruolo di Giovanni Di Lorenzo
Nell’intervista, Capuano fornisce un’analisi dettagliata del giocatore Giovanni Di Lorenzo, capitano del NAPOLI. Sebbene Di Lorenzo nasca come esterno, la sua evoluzione nel ruolo e l’esperienza accumulata nel tempo lo rendono un candidato adatto alla posizione di “braccetto”. Capuano osserva che un giocatore strutturato come Di Lorenzo può gestire questa posizione, specialmente in fase di possesso palla.
Il tecnico sottolinea che il suo piede destro adeguato gli permette di dare avvio all’azione con qualità, fattore determinante nel calcio moderno, dove il gioco richiede spesso transizioni rapide e strategiche. Tuttavia, Capuano avverte anche di alcuni limiti di Di Lorenzo nella fase difensiva; come ex terzino, non trova sempre la giusta connessione con gli attaccanti avversari in quella zona del campo.
I vantaggi del sistema nel calcio contemporaneo
Attualmente, il calcio tende a favorire un approccio più offensivo, dunque è accettabile l’idea di un difensore che gioca in posizione arretrata, come nel caso di Di Lorenzo. I vantaggi dell’approccio offensivo superano gli svantaggi difensivi, suggerendo una maggiore flessibilità nel posizionamento dei giocatori.
Le opzioni tattiche di Conte per il NAPOLI
L’analisi dei sistemi di gioco
Un altro punto importante dell’intervista riguarda l’impossibilità di implantare il sistema 3-5-2 da parte di Antonio Conte nel NAPOLI, a causa dell’incompatibilità di alcuni giocatori con lo schema. In particolare, Capuano evidenzia che Kvaratskhelia, nel ruolo di seconda punta, non riesce a esprimere al meglio il suo potenziale, limitando così l’efficacia complessiva della squadra.
Allo stesso modo, il ruolo di Stanislav Lobotka nel centrocampo a due crea delle incertezze. Lobotka fiorisce nel centrocampo a tre, dove ha la possibilità di coprire meno terreno e gestire il gioco in modo più efficace. Questo porta Capuano a suggerire che la soluzione ideale per armonizzare il trio di centrocampo e gli esterni d’attacco potrebbe essere l’adozione del 4-3-3, cambiando solo la struttura della retroguardia.
L’evoluzione tattica nel calcio
In conclusione, il dibattito su come ottimizzare le formazioni non è solo una questione di schieramenti, ma anche di comprensione e adattamento dei giocatori a nuovi ruoli. La transizione dalle tradizionali formazioni a quelle che favoriscono la flessibilità e il gioco offensivo continua a plasmare il futuro del calcio.