La nuova direttiva sulla VAR: le dichiarazioni di Gianluca Rocchi e l’evoluzione della giustizia sportiva

Negli ultimi tempi, il mondo del calcio italiano ha visto un rinnovato dibattito sul sistema del VAR , soprattutto in vista della presentazione della seconda edizione del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC. Gianluca Rocchi, designatore arbitrale della CAN A e B, ha partecipato a questo evento, esprimendo le sue opinioni sia sulla gestione degli arbitri al VAR che sulle possibili novità nel regolamento. La riflessione sulle modalità di applicazione della tecnologia e sulla formazione degli arbitri continua a occupare un posto centrale nel dibattito calcistico.

La separazione e la professionalizzazione del VAR

Uno dei punti salienti dell’intervento di Gianluca Rocchi riguarda l’idea di avere operatori al VAR esclusivamente di ruolo. Rocchi sottolinea l’importanza della separazione tra arbitri di campo e VAR, affermando che, lavorando in un gruppo ridotto, si possono adottare interpretazioni più uniformi rispetto a un gruppo più ampio. Questa riflessione viene dalle esperienze passate e dall’osservazione che, nonostante le critiche, i VAR italiani hanno registrato successi, tanto da ricevere frequenti richieste da club esteri. Rocchi lamenta però la perdita di alcuni arbitri, come Irrati e Valeri, che dimostrano, a suo avviso, l’efficacia del lavoro svolto nel settore.

Rocchi ha evidenziato che l’approccio attuale permette una gestione più coerente delle decisioni arbitrali, con l’intento di raggiungere la massima correttezza nelle scelte durante le partite, conferendo maggiore credibilità all’intervento della tecnologia. Questa scelta di avere una figura professionale dedicata ha generato dibattito tra dirigenti e allenatori, suggerendo che una maggiore professionalizzazione potrebbe aiutare a superare le incertezze e le polemiche che talvolta accompagnano le decisioni arbitrali.

Le proposte per la sperimentazione del VAR a chiamata

Un tema affrontato da Rocchi è la richiesta del presidente della FIGC, Gravina, alla FIFA, per testare il VAR a chiamata e il tempo effettivo di gioco. Sebbene Rocchi non possa scendere nei dettagli per via di discussioni in corso a livello di IFAB , sembra favorevole a delle innovazioni che possano portare a decisioni più corrette nel calcio. La possibilità di introdurre un sistema di challenge sarebbe, secondo le sue parole, da considerare come un’alternativa o un complemento al sistema attuale.

Tuttavia, Rocchi avverte che l’introduzione del tempo effettivo di gioco, sebbene possa migliorare la gestione delle perdite di tempo, porterebbe a una rivoluzione del calcio, in quanto tutte le squadre giocherebbero gli stessi minuti. La proposta, sebbene interessante, presenta diverse incognite che necessitano di approfondimento e valutazione nel contesto delle competizioni ufficiali.

Coesistenza tra VAR a chiamata e decisioni arbitrali

Un ulteriore punto di discussione è se un eventuale sistema di VAR a chiamata possa coesistere con le decisioni prese dall’arbitro in campo. Rocchi spiega che l’esperimento effettuato in circostanze limitate ha escluso la possibilità di contestazione da parte delle squadre nei casi in cui il VAR è stato coinvolto. Negli eventi futuri, in cui il numero di camere VAR potrebbe aumentare, ci sarebbe spazio per abilitare entrambi i sistemi, ma c’è necessità di fare valutazioni più ampie.

Questo equilibrio potrebbe incentivare una gestione più modulata delle situazioni critiche in partita. A tal proposito, la distinzione tra le due pratiche diventa cruciale per garantire la fluidità del gioco e l’accettazione delle eventuali decisioni da parte di giocatori e tifosi.

La formazione degli arbitri e l’eterogeneità delle decisioni

Rocchi esprime una piuttosto brevemente la sua insoddisfazione riguardo la qualità degli arbitraggi nell’ultima giornata di campionato, senza entrare nel merito delle polemiche specifiche che hanno animato il dibattito. Le opinioni diffuse suggeriscono che la percezione dell’interpretazione del regolamento possa variare a seconda dell’arbitro coinvolto. Questo porta a interrogarsi se una formazione più omogenea risolverebbe il problema dell’eterogeneità nelle decisioni arbitrali.

Il designatore evidenzia che la preparazione e l’istruzione degli arbitri sono elementi fondamentali per garantire una maggiore uniformità nelle decisioni. Studiando regole e situazioni di gioco in maniera approfondita, ci si potrebbe avvicinare a un sistema di giudizio più equo e riconosciuto all’unanimità. Una riflessione su come evolvere la figura dell’arbitro moderno potrebbe risultare necessaria per affrontare le sfide che il calcio contemporaneo presenta.

Published by
Redazione