La nuova edizione del manuale di Michael Pollan: le regole per un’alimentazione sana

Michael Pollan, noto giornalista e saggista statunitense, torna in libreria con una nuova edizione del suo celebre “Manuale dell’onnivoro”. In un’epoca in cui l’alimentazione sana è un tema di crescente importanza, il libro offre regole pratiche e suggerimenti per seguire uno stile di vita alimentare più consapevole. Pubblicato da Adelphi il 15 novembre, l’opera si propone di sfidare le abitudini contemporanee e promuovere un ritorno a un approccio più naturale e meno industrializzato al cibo.

I principi fondanti del manuale

Una delle frasi emblematiche che riassumono la filosofia di Pollan è: “Non mangiate nulla che la vostra bisnonna non riconoscerebbe come cibo”. Questo semplice ma efficace principio invita i lettori a riflettere sulla qualità degli alimenti che consumano. Pollan propone di essere scettici nei confronti dei prodotti che promettono benefici per la salute e di evitare cibi etichettati come “light”, “dietetico” o “zero grassi”. Piuttosto, il focus deve spostarsi su cibi freschi e non processati, inclusi i pesci azzurri e le verdure. Una delle sue regole più curiose è quella di bere l’acqua di cottura degli spinaci, enfatizzando l’importanza di consumare cibo “vivo”.

Questo approccio si colloca nel contesto di un’alimentazione più naturale e meno influenzata dal marketing aggressivo delle industrie alimentari. Pollan sottolinea che l’industria ha tanto da imparare dai metodi tradizionali di nutrimento, utilizzando conoscenze tramandate attraverso le generazioni. Ai lettori vengono proposti 83 principi che sfidano la logica comune ma regalano nuove prospettive sul modo di alimentarsi.

L’evoluzione della scienza della nutrizione

Pollan discute anche della giovinezza della scienza della nutrizione, paragonando il suo stato attuale a quello della chirurgia nel Seicento. La comparazione sottolinea il fatto che non tutto ciò che è scientificamente avanzato è necessariamente applicabile alla vita quotidiana. Le opinioni in merito a cosa costituisce una dieta sana cambiano frequentemente e spesso riflettono più le tendenze culturali che i solidi fondamenti scientifici.

Il libro pone interrogativi sull’incidenza delle malattie nelle popolazioni che adottano una “dieta occidentale” ricca di cibi lavorati. Pollan suggerisce che, storicamente, gli esseri umani hanno mangiato in modo sano per millenni prima dell’emergere della nutrizione come scienza. Questa riflessione porta a una consapevolezza critica nei confronti di diete rigidamente dettagliate che si basano su termini come “antiossidanti”, mettendo in discussione la necessità di comprendere ogni singolo elemento per mangiare in modo sano.

Le 83 regole per mangiare bene

Il manuale è strutturato in tre parti principali: “Mangiate del cibo”, “Soprattutto verdure” e “Non troppo”, dove Pollan enuncia regole che spaziano dalla praticità al senso comune. Ad esempio, invita i lettori a evitare cibi pubblicizzati in TV e a preparare cibo spazzatura da soli, per controllarne gli ingredienti. Frasi come “Pagate di più, mangiate di meno” illustrano l’importanza della qualità rispetto alla quantità.

Le regole esprimono una profonda partecipazione alla cultura alimentare, con Pollan che attinge a consigli trasmessi dalle famiglie e dalle tradizioni culinarie. I lettori scopriranno, ad esempio, che è vantaggioso mangiare come i francesi, i giapponesi, gli italiani o i greci, piuttosto che seguire scrupolosamente diete rigide. La regola finale, “Infrangete le regole ogni tanto”, invita a un approccio più flessibile e meno ossessivo nei confronti del cibo, suggerendo che la felicità e la salute non possono derivare da un’eccessiva preoccupazione per la dieta.

Pollan invita alla riscoperta di un rapporto rilassato e positivo con il cibo, fondamentale in un’epoca in cui è facile cadere nella trappola delle diete estreme e dei regimi alimentari complessi. La tradizione e la saggezza popolare rimangono un elemento chiave per un’alimentazione sana, creando spazi per l’apprezzamento e la gioia nel mangiare.

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Filippo Grimaldi