La lettera aperta di Ferdinando Franzese, un giovane tifoso del Napoli, offre uno sguardo profondo e toccante sulle difficoltà che affrontano le persone con disabilità nel vivere la loro passione per il calcio. La sua testimonianza evidenzia non solo l’amore per la propria squadra del cuore, ma anche le carenze strutturali e sociali che limitano l’accesso allo stadio, facendo quindi un appello alle istituzioni per un cambiamento reale e significativo.
L’amore per il Napoli: una passione che perdura nel tempo
Ferdinando Franzese racconta con passione come il suo amore per il Napoli sia iniziato nel 2006, quando la squadra navigava tra la Serie C e la Serie B. Sin da bambino, osservava il padre dirigersi verso lo stadio ogni domenica per vedere la sua squadra, e la curiosità lo portò a chiedere di poterlo accompagnare. Questo incontro non fu solo una semplice visione: fu una folgorazione che accese in lui una passione senza confini. Con una vivida descrizione, Ferdinando narra di come l’azzurro della maglia evocasse in lui emozioni indescrivibili, trasformando ogni partita in un’esperienza che andava ben oltre il semplice incontro sportivo.
Quella prima volta allo stadio fu per lui un momento memorabile, un passaggio dall’infanzia a un legame che sarebbe durato per tutta la vita. Crescendo, il tifo per il Napoli divenne una costante, un elemento essenziale della sua identità che si intrecciava con le esperienze quotidiane. Tuttavia, il giovane tifoso si rese conto che la sua passione andava di pari passo con sfide uniche. Soprattutto a causa di un problema motorio, Ferdinando affrontava difficoltà che altri suoi coetanei non conoscevano. Ma, nonostante queste sfide, il Napoli rappresentava un rifugio e un modo per dimenticare le avversità .
L’entusiasmo di tifare per i colori azzurri si mescola con la consapevolezza delle barriere fisiche che ha dovuto affrontare nel corso degli anni. La sua lettera rivela un profondo desiderio di inclusione e rappresenta una richiesta fremente di riconoscimento dei diritti di tutti i tifosi.
Le barriere fisiche e mentali allo stadio Maradona
Entrando nel cuore della questione, Ferdinando porta alla luce le limitazioni strutturali del Stadio Maradona, un luogo che dovrebbe essere simbolo di accessibilità e inclusione. Sottolinea come, nonostante il suo amore per il Napoli, egli si trovi costretto a tifare da casa, privato della gioia di vivere l’emozione delle partite dal vivo. La mancanza di strutture adeguate – come ascensori o pedane – rappresenta un ostacolo significativo per i tifosi con disabilità e costringe molti di loro a restare esclusi dalle esperienze condivise che sono alla base della cultura calcistica.
Ferdinando non manca di citare l’articolo 3 della Costituzione italiana, che delinea il diritto all’uguaglianza e alla dignità sociale. La sua richiesta non è solo di migliorie fisiche, ma di un cambiamento culturale radicale che riconosca il diritto di ogni tifoso di partecipare pienamente alla vita calcistica. La lettera si fa al tempo stesso un grido di dolore e un’invocazione per un’azione concreta, sottolineando come la vera inclusione non può limitarsi a ridotte sezioni dello stadio, ma deve coinvolgere l’intera struttura.
La speranza per un futuro inclusivo
Nella parte finale della sua lettera, Ferdinando si fa portavoce non solo di una lotta personale, ma di una battaglia che riguarda molti. Chiede non solo miglioramenti strutturali, ma anche un cambio di mentalità . Narra di come, pur essendo stati fatti alcuni progressi per le persone con disabilità , la vera equità rimane lontana e la vita al Maradona continua a mostrare crepe inaccettabili. La richiesta di Ferdinando, quindi, si estende a un futuro nel quale il suo ruolo di tifoso e la sua identità non siano più limitati da barriere fisiche.
Parla della necessità di soluzioni pratiche, come montacarichi e strutture di accesso, che non solo aiuterebbero i disabili, ma sarebbero utili anche per gli anziani e per chiunque affronti difficoltà di movimento. La sua richiesta di un accesso aperto e paritario ai settori del Maradona rappresenta una chiamata alla responsabilità sociale e civile. La lettera termina con un messaggio di speranza: che le istituzioni e il Calcio Napoli possano prendere sul serio le sue sollecitazioni, creando un ambiente in cui ogni tifoso, indipendentemente dalle sue abilità fisiche, possa esplorare la passione per lo sport, scrivendo così una nuova pagina nella storia del Napoli e nella vita di migliaia di tifosi.