Il cinema italiano ha una ricca storia di opere perdute, e tra queste spicca il film “Il Marchese di Ruvolito”, interpretato dai leggendari Eduardo e Peppino De Filippo. A 40 anni dalla morte del drammaturgo, il libro di Paolo Speranza offre una dettagliata ricostruzione di questo mistero cinematografico. L’autore, attraverso un’attenta analisi di materiali d’archivio, ha tracciato il percorso di un’opera che si colloca tra la commedia e il dramma, offrendo al lettore nuove prospettive sul cinema di uno dei duo comici più iconici d’Italia.
“Il Marchese di Ruvolito”, un film diretto da Raffaello Matarazzo nel 1938 e tratto da un testo di Nino Martoglio, non riesce a trovare spazio nei cuori dei cinefili, nonostante il suo potenziale. Paolo Speranza, studioso e appassionato di cinema, si è immerso nella ricerca di questo film andato perduto, raccogliendo tutti i pochi indizi rimasti: manifesti, locandine, critiche e foto di scena. La sua opera, “Il film perduto dei fratelli De Filippo”, pubblicata dalla Valle del Tempo, contiene 77 pagine di nuove scoperte, supportate da un’appendice fotografica in gran parte inedita.
L’autore ripercorre la storia di questa pellicola, evidenziando come l’era fascista influenzasse negativamente il panorama cinematografico dell’epoca, in particolare le opere che volgevano uno sguardo critico verso la società. Il regime mostrava ostilità verso le commedie locali e dialettali, un fattore che contribuì all’oscuramento del film. Non solo, la società produttrice, l’Irpinia Film, si rivelò limitata, e la devastazione degli studi di Cinecittà durante il conflitto bellico infranse ulteriormente le speranze di preservare quest’opera.
“Il Marchese di Ruvolito” si ambienta in una “favola” siciliana, trasformata poi in napoletana sul set. Racconta le vicende di una salumiera arricchita che, desiderosa di elevare il proprio status, intende promettere la mano della figlia al barone di Mezzomondello, interpretato da Peppino. Tuttavia, la trama si complica quando la giovane si innamora di un altro giovane, portando il marchese di Ruvolito, impersonato da Eduardo, a intervenire per risolvere la situazione e garantire un lieto fine.
Le recensioni dell’epoca mostrano un misto di apprezzamenti e critiche sul film. Alcuni osservatori lo descrivono come “grazioso” e esprimono ammirazione per l’interpretazione dei De Filippo, sottolineando la loro capacità di alternare comicità e umorismo con una verità quasi poetica. Altri, invece, parlano di un “esercizio puramente caricaturale”, evidenziando le diverse opinioni che ruotano attorno all’opera. Nonostante le recensioni contrastanti, la performance dei De Filippo non passò inosservata, consolidando la loro reputazione nel panorama del cinema italiano.
Anche se “Il Marchese di Ruvolito” è attualmente considerato un film scomparso, la passione di Paolo Speranza e la sua instancabile ricerca potrebbero riportare alla luce nuove informazioni. Lo studioso spera di rintracciare elementi inediti, affermando che potrebbe esserci ancora speranza di recuperare materiale, persino in Spagna. L’ironia e la nostalgia permeano la sua indagine, rivelando la voglia di riportare alla luce una parte importante della storia del cinema italiano.
Il libro di Speranza non è solo una semplice ricerca sul film perduto; si tratta di un omaggio a un’epoca, a un genere e a figure che hanno segnato profondamente la cultura cinematografica italiana. Con ogni pagina, l’autore invita i lettori a riflettere su quanto siano fragili e preziose le opere d’arte, la cui esistenza può essere evaporata in un attimo, ma la cui memoria e il cui impatto possono vivere in nome e per conto di quelli che, come i De Filippo, hanno saputo toccare il cuore del pubblico.