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La storia di Maddalena Cerasuolo: l’eroina delle Quattro giornate di Napoli e la sua vita clandestina

Maddalena “Lenuccia” Cerasuolo, eroina delle Quattro giornate di Napoli, fu reclutata dai servizi segreti britannici e contribuì attivamente alla resistenza contro il fascismo durante la Seconda guerra mondiale.
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Maddalena “Lenuccia” Cerasuolo è conosciuta come una delle eroiche protagoniste delle Quattro giornate di Napoli, un evento che ha segnato la storia della resistenza italiana. Tuttavia, pochi sanno che dopo questi eventi significativi, Cerasuolo fu reclutata dai servizi segreti inglesi. Gaetana Morgese, figlia di Maddalena, ha recentemente condiviso dettagli inediti su questi momenti cruciali durante un incontro al “Punk Tank Café” di Napoli, un evento che ha celebrato l’81° anniversario delle Quattro giornate.

Il reclutamento nei servizi segreti

Gaetana Morgese racconta che sua madre Maddalena, nota come Lenuccia, fu contattata nell’ottobre del 1943 da agenti dei servizi segreti britannici. Questi agenti si presentarono direttamente a casa sua, proponendole di unirsi alle loro operazioni di spionaggio. La madre di Gaetana, all’epoca solo 23enne, decise di informare suo padre, che aveva combattuto nella Prima guerra mondiale e decise di dare il suo consenso.

Maddalena fu quindi integrata nel SOE , un’agenzia britannica sorta per condurre operazioni di sabotaggio e guerriglia. Sotto il comando di Malcom Munthe, un anglo-svedese, e con l’assistenza di membri come il maggiore Massimo Salvadori e il caporale Henry Boutigny, Maddalena iniziò il suo addestramento. Il primo passo fu un viaggio su un sommergibile diretto in Liguria, seguito dall’addestramento presso il Castello Mezzatorre a Ischia. La sua missione iniziale prevedeva un paracadutamento oltre la Linea Gotica, un’operazione complessa che avrebbe segnato il suo ingaggio definitivo nella lotta contro il fascismo.

Il contributo alla resistenza

Una delle esperienze chiave della vita di Maddalena come agente del SOE fu la sua collaborazione con Anna D’Andria, una celebre cantante dell’epoca, che agiva come intermediaria per raccogliere informazioni. Le feste organizzate dalla D’Andria erano l’occasione per ottenere notizie preziose, che Maddalena trasmetteva ai suoi superiori. Inoltre, insieme a un’altra donna, Fiammetta, formava un terzetto di donne impegnate nella lotta clandestina, contribuendo a demolire lo stereotipo di genere spesso associato alle operazioni militari dell’epoca.

Il servizio di Maddalena nel SOE si protrasse fino al marzo del 1944, quando venne congedata con un riconoscimento formale per il suo coraggio e con una somma di denaro. Dopo questa esperienza, Cerasuolo si unì al Partito Comunista Italiano e intraprese una carriera come operaia alla Manifattura Tabacchi, dimostrando che il suo impegno nella lotta per la libertà continuava anche nel dopoguerra.

Il ricordo delle Quattro giornate

Gaetana ha raccontato come la madre parlasse spesso delle Quattro giornate, ma fosse molto più riservata riguardo alla sua esperienza come spia. Le storie delle sue gesta durante il conflitto, come il suo paracadutamento e il successivo coinvolgimento con i soldati tedeschi, erano tenute segrete, temendo ripercussioni. “Se tornano, mi fucilano”, è una delle frasi che Gaetana ricorda aver sentito dalla madre quando qualcuno le chiedeva di quei giorni. Maddalena Cerasuolo era indubbiamente una donna forte e determinata, che ha resistito a pressioni e paure in un’epoca di conflitto e incertezze.

Durante il periodo delle Quattro giornate, Maddalena si dimostrò pronta all’azione, arrivando persino a trattare direttamente con i soldati tedeschi barricati. Le sue azioni coraggiose, insieme a quelle dei suoi compatrioti, contribuirono significativamente a una resistenza popolare che si oppose alla violenza dei nazifascisti. Non è un caso che il ponte che difese e che oggi porta il suo nome rimanga un simbolo della determinazione e del sacrificio della sua generazione.

Una eroe dimenticata

Le eroiche gesta di Maddalena Cerasuolo non sono passate inosservate; tuttavia, la medaglia di bronzo al valor militare che ricevette nel 1946 sarebbe dovuta essere d’argento, un riconoscimento di livello superiore. Gaetana ha suggerito che una possibile spiegazione per questo cambio di onorificenza possa risiedere nel fatto che, essendo una donna, la sua figura potesse essere stata sottovalutata. Un nodo che resta irrisolto nella storia di una persona che, con grande coraggio e determinazione, ha contribuito alla lotta per la libertà e ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva dell’Italia.

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