La tifoseria del Lecce ha un rapporto complesso e a tratti conflittuale con Antonio Conte, l’attuale allenatore del Napoli. Diversi eventi risalenti agli anni ’90 e 2000 hanno contribuito a creare un clima di antipatia nei suoi confronti, alimentato da incidenti e scelte professionali che hanno ferito il sentimento di appartenenza dei tifosi salentini. Questa rivalità si intreccia con la storia del giocatore e allenatore, e il suo legame con il Lecce, città e squadra che hanno avuto un ruolo importante nella sua carriera.
L’incidente del 1997: il primo strappo
Il 31 agosto 1997 rappresenta una data chiave nel rapporto tra Conte e il Lecce. In quella giornata, l’allora calciatore juventino segna un gol decisivo contro la sua ex squadra, il Lecce, durante una partita allo stadio delle Alpi. La situazione si fa tesa quando Conte, dopo aver segnato, esulta nei pressi del settore ospiti, occupato dai tifosi salentini. La reazione dei supporters è immediata e violenta; in un colpo solo, il giocatore di una squadra appena promossa diventa un avversario da contestare.
Da quel momento, la frattura si amplifica, e molti tifosi giallorossi iniziano a considerare Conte come un traditore. Nonostante il suo impegno professionale e i successi ottenuti, l’episodio del 1997 segna un punto di non ritorno nel legame tra l’allenatore e la tifoseria. Il vecchio adagio “nemo propheta in patria” si applica perfettamente alla sua situazione; anche se il calciatore ha continuato a vincere trofei, l’affetto dei tifosi salentini nei suoi confronti è al minimo.
Il tentativo di ritorno e la contestazione del 2004
Dopo alcuni anni di difficoltà con il Lecce, Antonio Conte si ritrova ad affrontare un’opportunità unica: Pantaleo Corvino, all’epoca direttore sportivo del Lecce, decide di contattarlo per farlo tornare a chiudere la carriera nel club che gli ha dato tanto. L’idea era quella di garantire parte del suo ingaggio per progetti di beneficenza. Tuttavia, la proposta suscita una reazione violenta da parte dei tifosi, con oltre duemila ultras che protestano contro il suo ritorno.
Questo episodio dimostra quanto fosse profonda l’antipatia nei suoi confronti e quanto il passaggio a una diretta concorrente come il Bari, che poi guidò in Serie A nel 2008, avesse infiammato ulteriormente gli animi. Il tentativo di riabilitazione professionale di Conte viene così stroncato sul nascere, evidenziando quanto il legame tra un giocatore e la sua comunità possa rimanere intriso di rancore anche dopo anni.
L’allenamento del Bari e ulteriori tensioni
Il legame di Conte con Lecce riceve un ulteriore colpo nel 2008, quando accetta l’incarico di allenare il Bari, un’altra squadra pugliese. Questa scelta provoca indignazione tra i tifosi del Lecce, che vedono in lui un traditore che preferisce avvalersi di un’altra compagine sportiva piuttosto che tornare a casa. Le tensioni sono così forti che Conte rischia di essere aggredito da tre ultras durante uno dei suoi impegni.
Le manifestazioni di dissenso non si fermano qui; durante il suo ritorno al via del Mare come allenatore dell’Inter, la tifoseria espone anche striscioni di protesta. Queste manifestazioni pubbliche continuano a inasprire il clima e rappresentano il culmine di una rivalità che si è sviluppata nel corso degli anni. Ogni nuova tappa nella carriera di Conte sembra risvegliare antiche ferite mai completamente cicatrizzate.
Un rapporto che resiste nel tempo
Nonostante i cambiamenti nel panorama calcistico, il messaggio da parte della tifoseria del Lecce a Conte continua a essere chiaro. La propria identità e il legame con il passato non saranno mai dimenticati. Ogni nuova dichiarazione, ogni scelta professionale dell’allenatore ex Juventus viene analizzata in un contesto di rancore per il passato, rendendo evidente che il superamento di queste tensioni richiederà un impegno significativo da entrambe le parti. La storia di Conte e del Lecce è un esempio di come le emozioni e i ricordi possano plasmare relazioni intricate nel mondo del calcio, dove il passato gioca un ruolo fondamentale nel presente.