Giorgio Furlani, amministratore delegato del Milan, ha rivelato in un’intervista esclusiva le difficoltà e le pressioni che ha vissuto dall’ingresso nella dirigenza della storica società calcistica. Mentre il mondo dello sport vive di risultati e clamore, Furlani ha voluto condividere alcuni momenti critici, tra cui le minacce di morte ricevute e l’importanza di mantenere i contatti con i suoi superiori, testimoniando così la tempestività di alcune decisioni strategiche.
Pressioni e minacce: il peso della notorietà
La notorietà di un club come il Milan comporta una serie di pressioni difficili da gestire. Furlani, durante l’intervista, ha aperto il suo cuore, esponendo come certe situazioni siano intrinsecamente legate alla responsabilità che deriva dalla posizione che occupa. In particolare, ha menzionato le minacce di morte ricevute in seguito a decisioni controverse, come il trasferimento di Sandro Tonali, che ha segnato un momento di grande tensione tra tifosi e dirigenti.
Le dichiarazioni di Furlani offrono uno spaccato a dirlo curioso della vita di un amministratore delegato nel calcio moderno, dove le emozioni e le reazioni dei sostenitori possono influenzare le scelte di business. “Ho capito che non c’è modo di sfuggire a quello che dicono in tv o sui giornali. Nei giorni negativi, sono cose che colpiscono,” ha detto Furlani, evidenziando come il pubblico possa rispondere in modi estremi alle decisioni strategiche. È chiaro che la sua esperienza va oltre il mero aspetto finanziario; include anche la gestione dell’immagine e dei rapporti con i fan, un elemento cruciale nella riuscita di un club di prestigio.
La nuova era del Milan sotto RedBird
Oltre alle pressioni interne, Furlani ha discusso poi delle nuove dinamiche poste dalla proprietà attuale del Milan, il fondo RedBird. “Ciò che ho imparato lavorando con Gerry Cardinale è che più punti di contatto abbiamo e meglio è,” ha dichiarato. Questa filosofia di comunicazione quotidiana rivela un cambiamento significativo nella gestione del club, che pone al centro la collaborazione e l’interazione continua tra la dirigenza.
Il nuovo approccio è stato evidenziato dal modo in cui Furlani e Cardinale orchestrano le strategie per migliorare il club. La presenza frequente di Cardinale a Milano e il dialogo costante permettono di mantenere una visione comune e coesa, indispensabile per le future performance del Milan. Ogni sei settimane, Cardinale si unisce agli altri membri della dirigenza per improvvisare riunioni, analizzando i passi da compiere per ottimizzare le performances sia sul campo che negli aspetti commerciali.
L’eredità di Maldini e il futuro del club
Furlani ha affrontato anche la delicata questione dell’addio a Paolo Maldini, figura iconica del club rossonero. La sua partenza ha rappresentato un momento cruciale nella storia recente del Milan, carico di significato e impatto emotivo per i tifosi e per tutte le persone legate al club. “Lasciarlo andare è stata una decisione storica, per quello che ha significato per il club e per la sua autorevolezza,” ha sottolineato Furlani, evidenziando l’importanza di Maldini nella cultura e nella storia della squadra.
Tuttavia, il direttore ha messo in evidenza come il cambiamento fosse necessario per perseguire la visione del nuovo corso. “Per aumentare i ricavi, dobbiamo puntare sui risultati sportivi. Il successo sportivo alimenta i ricavi e i ricavi supportano il successo,” ha affermato. Queste parole chiave definiscono chiaramente la direzione futura del club, basata su un ciclo virtuoso che vede lo sport come il fulcro delle strategie aziendali. In un contesto progressivamente competitivo, il Milan tenta di rimanere al passo con le grandezze europee, puntando su un mix di tradizione e innovazione sotto la nuova leadership.