Il recentissimo saggio di Carlo Iannello, giurista presso l’Università della Campania, intitolato “Lo Stato del potere. Politica e diritto ai tempi della post-libertà”, offre un’analisi profonda e critica sul cambiamento delle istituzioni liberal-democratiche negli ultimi quarant’anni. Con una postfazione di Sergio Marotta, l’opera mette a fuoco il complesso intreccio tra democrazia, capitalismo e le politiche neo-liberali che hanno trasformato la società e il diritto. L’analisi si fa urgente, poiché l’impatto delle politiche economiche e sociali ha ridisegnato non solo gli assetti istituzionali, ma anche le libertà fondamentali dei cittadini, rendendo il tema centrale nella discussione pubblica attuale.
Il potere concentrato nelle mani di pochi
Una delle tesi chiave di Iannello è che l’intervento pubblico, anziché proteggere e promuovere i diritti civili fondamentali, si è spostato verso la creazione di un ordine giuridico che favorisca il mercato, penalizzando i diritti sociali. Questo fenomeno ha visto un progressivo svuotamento dei diritti legati alla solidarietà e alla giustizia sociale, dando priorità all’iniziativa economica privata. Le libertà tradizionali, un tempo salvaguardate dalle istituzioni pubbliche, vengono ora minacciate dall’attuazione delle politiche economiche neo-liberali, che concentrano il potere nelle mani di pochi attori privati e delle multinazionali.
Le conseguenze di questa trasformazione sono evidenti: il mercato, lontano dall’essere un semplice sistema di scambio, diventa il fulcro della vita pubblica. La tendenza è quella di ridurre il ruolo dello Stato a mero esecutore di decisioni economiche, accentuando una struttura monopolistica che, paradossalmente, mina le stesse premesse della libertà di iniziativa economica. Le istituzioni democratiche, che dovrebbero rappresentare la volontà popolare, si trovano sempre più marginalizzate, ostacolando il dibattito su questioni fondamentali per il benessere collettivo.
L’impresa-Stato e la creazione del mercato
Nel suo saggio, Iannello introduce il concetto di “impresa-Stato”, una definizione che descrive un nuovo ordine in cui lo Stato stesso diventa uno strumento al servizio di interessi privati. Il cambiamento degli ultimi quarant’anni ha visto le politiche neoliberali condurre a un riassorbimento delle funzioni statali all’interno dell’industria privata. Le istituzioni pubbliche non perseguono più scopi di carattere sociale, limitandosi a creare le condizioni necessarie per il funzionamento di un mercato concepito come entità autonoma e artificiale.
Nel contesto di questo “governo dei mercati”, il potere di decisione si sposta sempre più verso attori economici potenti che, non rispondendo a nessun mandato democratico, dettano le regole della competizione. L’esposizione di Iannello fa chiaramente emergere come la logica economica abbia soppiantato gli obiettivi di giustizia e solidarietà, riducendo la politica a una mera gestione delle dinamiche di mercato. Questo ha portato a tensioni crescenti e a un apparente conflitto tra le decisioni economiche e il bene comune.
Cambiamenti antropologici e la crisi del conflitto sociale
Il neoliberalismo ha profondamente influenzato non solo le strutture di potere, ma anche la vita quotidiana degli individui. Iannello, richiamando il pensiero di Michel Foucault, evidenzia un vero e proprio cambio di paradigma: mentre nel passato il mercato era visto come un ordine spontaneo, ora appare come un costrutto giuridico da alimentare e regolare. L’individuo, all’interno di questo nuovo contesto, viene sempre più trasformato in un’impresa, un’entità che deve competere incessantemente per la sopravvivenza.
Questa situazione ha ridotto il conflitto sociale a esperienze individuali, con il risultato che i soggetti collettivi tradizionalmente considerati attori della lotta per i diritti si sono progressivamente disintegrati. La precarizzazione del lavoro, il declino delle politiche redistributive e l’aumento delle disuguaglianze sono solo alcune delle conseguenze di una razionalità neoliberale che impone un universo di competizione generalizzata. Iannello sottolinea che la democrazia non è scomparsa, ma ha subito una mutazione genetica che cambia radicalmente le sue funzioni e le sue aspirazioni.
Riforma del Titolo V e l’erosione dei poteri statali
Il contesto europeo ha svolto un ruolo significativo nella ristrutturazione del potere statale, come evidenziato nel saggio di Iannello. Le politiche economiche imposte a livello europeo hanno ulteriormente esacerbato la compressione delle funzioni statali, rendendo insostenibili le istituzioni di welfare tradizionali. Già nel 1997, Giuseppe Guarino denunciava l’inefficacia delle politiche europee sotto il profilo della governance, evidenziando una chiara crisi di rappresentanza.
La trasformazione del diritto e del potere statale ha seguito il processo di integrazione europea, dove il “non governo” ha prevalso. La governance aziendalista ha preso piede, spianando la strada ai mercati per gestire in modo sempre più autonomo le dinamiche economiche e sociali. Questo ha reso difficile il mantenimento di una politica economica efficace, esponendo le contraddizioni del sistema e la fragilità della democrazia contemporanea. In definitiva, le riflessioni di Iannello offrono spunti cruciali per comprendere le sfide attuali legate alla libertà, alla giustizia e alla partecipazione democratica nel contesto di un’era dominata dal mercato.