Il futuro di oltre 400 lavoratori della Jabil di Marcianise è appeso a un filo, mentre il vescovo di Caserta, Pietro Lagnese, si rivolge al Ministro delle Imprese e del Made in Italy. In un’appassionata lettera, il prelato chiede un intervento urgente per evitare il licenziamento collettivo previsto per il prossimo marzo. Questa situazione delicata evidenzia le difficoltà economiche e il bisogno di soluzioni concrete per garantire posti di lavoro in un territorio già segnato da crisi industriali.
Il vescovo Pietro Lagnese ha scritto una lettera toccante al Ministro Adolfo Urso, esprimendo preoccupazione per il destino dei lavoratori Jabil di Marcianise, che potrebbero affrontare licenziamenti a partire dal 25 marzo. «Non chiedo aiuto per noi, ma per la nostra gente», ha affermato Lagnese, sottolineando la sua volontà di agire per il bene della comunità. La situazione attuale è frutto di anni di sfide, con la multinazionale americana che ha iniziato a mostrare segni di crisi da quando ha messo in discussione la sostenibilità delle operazioni in Italia.
La lettera è un richiamo all’azione, nel contesto dell’«Anno Giubilare dedicato alla Speranza». Lagnese ha richiamato l’attenzione su come il management di Jabil ha puntato il dito contro i lavoratori e i sindacati per non aver accettato una soluzione alternativa ai licenziamenti. Con una chiara richiesta di aiuto, il vescovo chiede al Ministro di prendere in considerazione l’apertura di un nuovo tavolo di discussione, affinché si possa concretizzare una soluzione che offrirebbe un futuro ai lavoratori e alle loro famiglie.
La Jabil è una realtà di spicco nella produzione elettronica a Marcianise e potrebbe cessare l’attività, con impatti devastanti per l’economia locale. Negli anni passati, l’area ha ospitato colossi come Olivetti e Siemens, creando un ecosistema lavorativo vitale per la comunità. La possibile chiusura della Jabil rappresenterebbe non solo una perdita economica, ma anche un simbolo di un’epoca di declino industriale.
Se la Jabil lascia, la conseguenza sarà l’emissione delle lettere di licenziamento per 413 operai, portando a una crisi familiare e sociale senza precedenti. La lettera del vescovo indica chiaramente che il tempo stringe e che, a meno di interventi concreti, il tragico epilogo sembra inevitabile. Questo porta a interrogarsi su come le istituzioni possano rispondere a queste sfide, promuovendo soluzioni che garantiscano la stabilità economica e occupazionale.
Nel suo appello, Lagnese non si limita a evidenziare il problema, ma avanza proposte concrete per la gestione futura della Jabil. Suggerisce l’idea di un co-management, con una cooperativa di lavoratori o un’altra azienda più solida che possa rilevare l’attività. Questo approccio non è inedito; nel caso passato di Whirlpool a Napoli, un modello simile ha dimostrato come sia possibile portare a soluzioni positive anche in fasi critiche.
L’auspicio del vescovo è che il Ministro Urso possa considerare questa opportunità come uno spunto per creare un’alleanza tra pubblico e privato, in modo da garantire un futuro ai lavoratori e stabilizzare l’intero settore. La competizione globale richiede risposte innovative e rapide, e la speranza è che il governo possa agire in modo tempestivo per evitare che una crisi del settore elettronico si trasformi in un disastro socio-economico nella regione.
La situazione alla Jabil di Marcianise è un chiaro esempio dell’interconnessione tra economia, politiche industriali e tessuto sociale. Con una mobilitazione collettiva e un’attenzione pronta alle sfide, ci si augura che ci si possa muovere verso una risoluzione che preservi non solo i posti di lavoro, ma anche la dignità e la speranza di una comunità affacciata a un futuro incerto.