L’arte a Napoli: il cambiamento delle strade alle porte di un nuovo futuro

La città di Napoli, famosa per la sua ricca storia e cultura, sta affrontando una trasformazione significativa, mettendo a rischio l’integrità dei suoi luoghi storici. Molti artisti e artigiani stanno lasciando il centro, attratti dalla necessità di trovare spazi adeguati per lavorare lontano dal caos del turismo di massa, e la situazione rappresenta una sfida per la conservazione delle tradizioni artistiche e culturali. Scopriamo come i vari attori del panorama culturale partenopeo stanno vivendo questo momento di cambiamento.

Il trasferimento della Scuola Comix: una scelta dovuta

Mario Punzo, il direttore della Scuola italiana di Comix, ha recentemente deciso di trasferirsi da via Atri a via Salvator Rosa, abbandonando il centro storico di Napoli. Questo spostamento rappresenta una reazione alle mutate condizioni del luogo, troppo affollato e influenzato da un turismo eccessivo e spesso disruptive. Punzo ha commentato che, dopo aver vissuto per trent’anni in centro, si sente sopraffatto dall’invasione turistica. Sottolinea che il turismo attuale sembra un assalto, privo di rispetto e senza una direzione. La situazione non è solo sgradevole; la rivitalizzazione della zona attraverso b&b e ristoranti ha trasformato spazi creativi in luoghi commerciali.

In questo contesto, la richiesta di autonomia da parte della Scuola Comix rispecchia un disagio più ampio. Punzo fa riferimento alla “Carta di Napoli”, un documento sottoscritto da 194 Paesi per garantire una tutela più efficace del patrimonio. Tuttavia, il crescente affollamento e le pressioni economiche minano la qualità della vita di chi vive e lavora nella zona, mettendo in discussione il futuro della cultura napoletana.

La chiusura di Tattoo Records: una perdita per l’artigianato locale

Enzo Pone, fondatore di Tattoo Records, ha recentemente chiuso il suo negozio in via Nilo, un evento che evidenzia una tendenza più ampia nel settore artigianale. Pone condivide le frustrazioni di molti artigiani costretti a lasciare il centro a causa di elevati costi di affitto. I canoni di locazione sono aumentati vertiginosamente, spingendo molti a chiudere i battenti. L’esempio del suo ex dirimpettaio, che dopo decenni ha visto il canone triplicato, è emblematico di una crisi che colpisce i piccoli commercianti.

Il commercio nella zona sta cambiando in modo significativo, con la predominanza di attività legate alla ristorazione. Talvolta, i negozi storici sono costretti a chiudere perché non riescono a convivere con l’ondata di turisti attratti da offerte gastronomiche. La situazione mette in evidenza il rischio di perdere l’identità culturale della zona, un’area che un tempo era un crocevia per artisti e artigiani.

Un futuro incerto per gli spazi culturali di Napoli

Il gallerista Luigi Solito, che opera tra centro storico e Chiaia, offre un’altra prospettiva sulla situazione. Ricorda l’importanza di preservare gli spazi culturali e di cercare un equilibrio tra l’economia del turismo e la cultura. Spiega che il suo spazio Nea, aperto in piazza Bellini nel 2011, ha conosciuto un’evoluzione profonda, passando da uno spazio artistico a un punto di attrazione per chi cerca cibo e intrattenimento.

Nonostante i cambiamenti, Solito crede che il centro storico conservi una verità autentica, fondamentale per la cultura cittadina. Per lui, è chiaro che la chiusura di librerie e artigiani segnala una perdita significativa per la vita culturale di Napoli. L’accesso ai trasporti, la congestione e il rumore rendono difficile un evento semplice come il trasporto di opere d’arte. Questo scenario evidenzia una tensione crescente tra la necessità di innovazione e la salvaguardia delle tradizioni culturali, ponendo interrogativi sul futuro di Napoli come polo artistico e culturale di rilievo.

Published by
Valerio Bottini