Lazio-Milan, l’analisi degli episodi chiave: il caso Suzuki e il rigore non concesso

La partita tra Lazio e Milan ha suscitato discussioni accese riguardo ad alcuni episodi chiave, in particolare il fallo di Suzuki e la mancata assegnazione di un rigore al Parma. Questi momenti cruciali sono stati oggetto di attenzione da parte degli esperti e hanno sollevato interrogativi sulle decisioni arbitrali, in particolare sull’uso del VAR e sull’interpretazione delle norme del gioco.

L’episodio del fallo di Suzuki

Il fallo commesso da Suzuki ha attirato l’attenzione di tifosi e commentatori. La sanzione iniziale dell’arbitro ha portato all’assegnazione di un cartellino giallo, una decisione considerata il “minimo sindacale” da molti esperti. Il VAR, che ha la funzione di assistere l’arbitro in decisioni potenzialmente errate, non è intervenuto. L’impressione condivisa è che, se l’episodio fosse stato considerato meritevole di un cartellino rosso diretto, il VAR non avrebbe modificato la decisione iniziale.

Il contatto: dinamica e interpretazioni

È importante esaminare la dinamica del contatto: Suzuki, comprendendo la gravità della sua azione, ha tentato di ritirare la gamba. Questo tentativo ha influenzato l’interpretazione dell’arbitro, che ha valutato il contatto come meno grave. Secondo quanto osservato, il contatto effettivo non è avvenuto con la gamba diritta, ma piuttosto con il ginocchio piegato. Questa particolare dinamica ha sollevato dubbi sulla possibilità di un cartellino rosso, poiché il fallo non ha avuto conseguenze gravi per l’avversario coinvolto.

La controversia sul rigore per il Parma

Un’altra questione controversa è stata la mancata concessione di un rigore a favore del Parma, in seguito a un contatto tra il portiere Meret e un attaccante avversario. L’analisi di questo momento ha rivelato che il contatto c’era, ma Meret non ha effettivamente toccato il pallone. Questo aspetto è cruciale, poiché in una situazione del genere, la normativa attuale consente di ritenere che il rigore non possa essere assegnato se il portiere tocca il pallone.

La prospettiva e la valutazione dell’azione

All’inizio, l’impressione fosse che Meret avesse in effetti colpito il pallone, ma successivamente è emerso che questa convinzione era frutto di una prospettiva errata. Le prime inquadrature hanno creato confusione, ma un’analisi più attenta ha chiarito che il portiere del Parma non era coinvolto in un’interferenza sul pallone. Di fronte a episodi come questo, l’assenza dell’intervento del VAR si fa sentire, poiché una revisione più attenta avrebbe potuto portare a un diverso riscontro della decisione.

La partita Lazio-Milan, dunque, si chiude con diversi interrogativi legati alle decisioni arbitrali e all’utilizzo del VAR, in un contesto in cui il confronto tra le varie percezioni degli eventi rimane acceso tra esperti e sostenitori.

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Redazione