Cecilia Sala, giornalista di Chora Media e Il Foglio, torna a casa dopo una detenzione di 20 giorni a Teheran. Durante il suo viaggio di ritorno, ha facilmente ripensato alle somiglianze tra il quartiere Ekbatan, dove è stata imprigionata, e Scampia, un’area ben nota a Napoli. Entrambi i luoghi rappresentano non solo storie di degrado e rinascita, ma anche la resilienza di chi ci vive.
Ekbatan: storia e contesto
Ekbatan è un quartiere di Teheran che, sin dalla sua costruzione negli anni ’70, è stato oggetto di controversie e segnato dalla povertà. Si tratta di una zona periferica, che ha visto l’installazione di complessi residenziali pensati per offrire un habitat urbano dignitoso. A dispetto delle buone intenzioni iniziali, il quartiere ha subito una “condanna” a socioeconomica, diventando una delle aree più ghettizzate di Teheran. La struttura architettonica è caratterizzata da torri a gradinate, un design che ricorda l’impostazione di alcune parti di Scampia. La storia di Ekbatan è complessa, influenzata da eventi politici e sociali che ne hanno configurato il presente. La repressione all’interno di questo quartiere è palpabile; eventi come le manifestazioni del 2023, in cui ragazze iraniane sono state punite per aver condiviso video di ballo sui social, mettono in luce l’atmosfera di paura e oppressione che permea la vita quotidiana.
Scampia: riflessioni su crime e cultura
Dall’altra parte del mondo, Scampia è noto per la sua associazione con la camorra e la rappresentazione mediatica che la serie “Gomorra” ha conferito al quartiere. Costruito tra il 1962 e il 1975, originariamente progettato per rivalutare l’area, Scampia è oggi un simbolo di degrado urbano e infiltrazione mafiosa. Paradossalmente, la sua fama ha portato anche luce su storie di resistenza e ricerca di senso nei luoghi più difficili. Gli abitanti di Scampia non si arrendono alla narrazione negativa, ma combattono ogni giorno per migliorare le loro vite e abbattere lo stigma che li ha circondati per anni. Nonostante le distanze, i valori familiari e la determinazione a superare le avversità sembrano accomunare le due realtà.
Un legame di resilienza e speranza
La connessione tra Ekbatan e Scampia va oltre l’architettura e la storia; si manifesta nel desiderio degli abitanti di entrambe le comunità di sfuggire alla marginalizzazione. Cecilia Sala, guardando dal finestrino dell’auto mentre si dirigeva verso l’aeroporto, ha constatato questo legame profondo e tangibile. Entrambi i quartieri sono stati vittime di processi urbanistici che avrebbero dovuto riportare dignità ai cittadini, ma che invece sembrano averli relegati a un destino di isolamento e stigmatizzazione. La resilienza di chi vive in queste aree di crisi è un tratto distintivo che merita attenzione e rispetto. Nonostante le 3.901 chilometri che separano queste due realtà, l’umanità e il coraggio dei cittadini uniscono le loro storie in un abbraccio invisibile, mentre continuano a lottare per una vita migliore, ora più che mai.