La passione per il calcio a Napoli è palpabile e coinvolgente. Tuttavia, nelle ultime settimane, una serie di restrizioni hanno alimentato il malcontento tra i tifosi partenopei, spingendo alla richiesta di maggiore attenzione e ascolto da parte delle istituzioni. Durante la trasmissione “A Pranzo con Chiariello” su CRC, Emilio Coppola, avvocato del tifo organizzato, ha portato alla luce questioni scottanti legate alle limitazioni imposte. La sua analisi mette in evidenza non solo le recenti vicende, ma anche una percepita disparità di trattamento rispetto ad altre tifoserie.
Un weekend di emozioni e polemiche
Il fine settimana appena trascorso ha visto una partecipazione coinvolgente da parte dei tifosi, sottolineando un ritrovato senso di appartenenza verso la loro squadra del cuore. Coppola menziona un volantino provocatorio affisso in segno di saluto alla squadra, che ben rappresenta l’entusiasmo del tifo partenopeo. Tuttavia, la questione dei divieti si fa sentire con forza: non si tratta di restrizioni per tutti i sostenitori, bensì esclusivamente per quelli residenti in Campania. Questo trattamento differenziato suscita interrogativi, dando spazio a considerazioni riguardo alla giustizia delle misure adottate.
Il discorso diventa ancora più acceso quando si analizzano episodi di violenza e gestione dell’ordine pubblico durante le trasferte. Coppola menziona nella sua riflessione gli scontri avvenuti a Cagliari, dove i tifosi napoletani sono stati colpiti da torce lanciate da altri settori. La gestione della sicurezza al match Juventus-Napoli è stata definita inefficace, con le forze di polizia che, spaventate, hanno costretto i tifosi a passare attraverso una porticina di sicurezza. Questo scenario riporta in auge la questione già sollevata in merito a presunti biglietti falsi.
Il tema della discriminazione: sei trasferte no
Attualmente, i tifosi del Napoli stanno affrontando una situazione di apparentemente ingiustificata discriminazione. A seguito di eventi problematici, è stata disposta la restrizione alla partecipazione alle trasferte di sei città per i residenti in Campania. Questo divieto suscita preoccupazione, poiché il frequente ricorso a tali limitazioni porta a domande sul trattamento riservato alla tifoseria napoletana rispetto ad altre. Le parole di Coppola evidenziano un bisogno di chiarire la situazione da parte delle autorità e invitano a riflessioni su eventuali mancanze di dialogo tra i dirigenti sportivi e le istituzioni.
Voce ai tifosi e proposte di cambiamento
Un altro punto sollevato da Coppola riguarda l’apparente assenza di risposte da parte delle istituzioni locali e dei rappresentanti politici rispetto a questa crescente frustrazione. Nonostante il tema sia emerso con vigore, sembra mancare un intervento concreto che possa garantire ai tifosi di seguire la propria squadra ovunque, in modo legittimo e sicuro.
La storica tessera del tifoso, introdotta nel 2016 come mezzo per rimuovere i divieti, ha subito un clamoroso regresso fino a tornare a restrizioni simili a quelle di quindici anni fa. Coppola chiede la necessità di un ripensamento delle misure attuali, sottolineando che i divieti dovrebbero costituire delle eccezioni e non una regola. Le perplessità sul come il tifo possa essere penalizzato da rigide misure di sicurezza sono diffuse e riguardano non solo il rispetto per il diritto di seguire la propria squadra, ma anche la preservazione del calore e della cultura calcistica che caratterizzano Napoli.
La richiesta di un dialogo costruttivo è forte, così come il desiderio di riunire le forze per garantire un futuro migliore per i tifosi. La passione per il Napoli è un aspetto centrale nell’identità culturale campana e, pertanto, merita ascolto e attenzione.