Legittima l’acquisizione comunale del frutteto a Sorrento: una vittoria per il Wwf e la memoria di Giovanni Antonetti

Le recenti decisioni del Consiglio di Stato in merito all’acquisizione del frutteto a Sorrento rappresentano un importante passo avanti nella lotta per la salvaguardia del patrimonio ambientale locale. Il terreno, un frutteto che per anni ha caratterizzato il paesaggio sorrentino, era stato al centro di una controversia legata alla realizzazione di garage interrati, una vicenda che ha coinvolto attivisti del Wwf e il consigliere comunale Giovanni Antonetti, scomparso prematuramente. Questo articolo esplora la decisione del Consiglio di Stato e gli sviluppi futuri previsti per l’area.

La battaglia per il frutteto di Vico III Rota

L’impegno di Giovanni Antonetti

Giovanni Antonetti ha rappresentato una figura chiave nell’attivismo ambientalista a Sorrento. Il consigliere comunale ha dedicato gran parte della sua vita a difendere gli alberi e il verde pubblico, in particolare negli spazi di Vico III Rota, area soggetta a gravi trasformazioni urbanistiche. Antonetti non si è limitato a formulare denunce, ma ha mobilitato la comunità attorno alla causa della conservazione ambientale.

Dopo la sua prematura scomparsa, il Wwf e i familiari di Antonetti hanno continuato la battaglia per tutelare il frutteto, auspicando che l’area potesse diventare un parco pubblico intitolato alla sua memoria. La visione di un parco verde, simbolo di rispetto per l’ambiente e per coloro che hanno lottato per esso, ha preso corpo grazie al sostegno delle autorità locali e alle denunce formali presentate dal Wwf.

I lavori di costruzione e le denunce del Wwf

Circa vent’anni fa, un accordo tra Adrano Bellacosa, ex assessore alla Provincia di Salerno, e la società Edilgreen, guidata da Giuseppe Langellotto, portò all’inizio dei lavori per la costruzione di oltre 200 garage interrati in quell’area del frutteto. Le ruspe avevano iniziato lo sbancamento del terreno, ma la mobilitazione del Wwf e la determinazione di Antonetti hanno portato a una serie di denunce che hanno innescato un’inchiesta della Procura di Torre Annunziata.

Le denunce hanno spinto le autorità a intervenire, sospendendo i lavori e portando successivamente a un processo che ha visto la condanna di commissari ad acta responsabili del rilascio del permesso di costruire. Un impulso fondamentale per il riconoscimento della violenza subita dal patrimonio ambientale locale, reso possibile solo grazie alla tenacia di chi non si è rassegnato a sacrificare il verde a favore di una cementificazione sfrenata.

La sentenza del Consiglio di Stato

Il verdetto e le sue conseguenze

La recente sentenza del Consiglio di Stato segna una vittoria per la campagna a favore della salvaguardia del frutteto. I giudici hanno stabilito la legittimità delle ordinanze comunali che hanno disposto il ripristino dell’area e la sua acquisizione al patrimonio comunale. Questo importante verdetto si basa su fondamenti normativi che consentono la restituzione in pristino in caso di decadenza del permesso di costruire.

Con la sentenza, il Consiglio di Stato ha chiarito che se non vengono completate opere autorizzate e il permesso di costruire decade, l’Amministrazione ha il diritto e il dovere di ordinare la rimozione delle opere non ultimate. Questo principio di simmetria è cruciale per garantire la tutela del paesaggio e dell’ambiente, affermando che nessun lavoro parziale può essere considerato accettabile se non conforme alle norme vigenti.

Le argomentazioni del Consiglio

Nella loro decisione, i giudici hanno sottolineato come la realizzazione di opere parziali, non riconducibili al progetto approvato, possa generare un degrado ambientale e paesaggistico. La sentenza ha dato una risposta importante alle tesi sostenute da Bellacosa e Edilgreen, che ritenevano illegittima l’ordinanza di ripristino e acquisizione. I giudici hanno affermato che la semplice scadenza del permesso non esime l’Amministrazione dall’adozione di provvedimenti per la salvaguardia del territorio.

Grazie a questa decisa posizione, il Wwf, rappresentato dagli avvocati Anna Iaccarno e Giovanni Pane, ha ottenuto un’importante affermazione legale che convalida il loro impegno nella difesa dell’ambiente. La città di Sorrento, dal canto suo, è rappresentata dall’avvocato Maurizio Pasinetto, garantendo un solido sostegno alla causa di chi lotta per un futuro più verde e sostenibile.

Il futuro del frutteto e della comunità

Un parco per la memoria e la natura

La battaglia legale non si limita alla sola acquisizione del terreno: ora, le proposte per la trasformazione dell’area in un parco pubblico sono in forte sviluppo. La comunità di Sorrento, insieme al Wwf e ai familiari di Giovanni Antonetti, sta lavorando per realizzare un progetto di riqualificazione che non solo preservi il patrimonio naturale, ma che onori anche la memoria di chi ha combattuto per questa causa.

Il sogno di vedere il frutteto trasformato in un parco accessibile a tutti rappresenta un simbolo di rinascita e di speranza per la comunità. Si tratterebbe di uno spazio verde in cui la storia, la natura e la memoria possano coesistere, offrendo ai cittadini un luogo di incontro e riflessione.

Cosa ci attende

Il dibattito sulla destinazione dell’area si preannuncia vivace e partecipato. È fondamentale che la comunità continui a essere coinvolta nel processo decisionali e che le autorità locali ascoltino le proposte dei cittadini. La realizzazione di un parco pubblico potrebbe diventare un esempio significativo di come le realtà locali possano rispondere alle sfide moderne legate alla sostenibilità e all’uso responsabile del territorio.

Questa vittoria del Wwf e della comunità di Sorrento non è solo un traguardo legale, ma un invito all’azione per tutti coloro che sostengono la causa della tutela ambientale e della biodiversità. La riqualificazione del frutteto potrebbe rappresentare un fulcro per la valorizzazione del patrimonio naturale locale, restituendo vita a un’area che ha molto da offrire alla comunità.

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Redazione