Nel panorama moderno del calcio, le società calcistiche hanno intrapreso un percorso di trasformazione da semplici club sportivi a veri e propri marchi globali. Questa evoluzione è accompagnata da una necessità di restyling che risponde alle diverse esigenze di mercato e all’interazione con i tifosi. La sinergia tra calcio e marketing gioca un ruolo cruciale nell’adeguare l’immagine delle squadre, che devono ora affrontare la sfida di restare rilevanti in un mondo sempre più digitalizzato. Analizziamo diverse recenti strategie di branding e rebranding adottate da squadre della Premier League e della Serie A.
Il fenomeno del branding nel calcio è essenziale per garantire la sostenibilità economica delle squadre. In un contesto in cui i ricavi non provengono più solo dalla vendita di biglietti e abbonamenti, ma anche dai diritti TV, dagli sponsor e dal merchandising, è fondamentale che le società calcistiche si progettino come aziende. Questo implica un’ottimizzazione della loro immagine per attrarre non solo i tifosi tradizionali, ma anche nuove fasce di pubblico. Il marketing moderno si basa sulla capacità di generare un legame emotivo tra il brand e il consumatore, un approccio che sta influenzando ogni aspetto delle operazioni.
Il restyling dei loghi rappresenta una strategia chiave in questo contesto. L’adozione di design minimalisti mira a rendere i marchi più riconoscibili anche attraverso gli schermi dei dispositivi mobili, dove la semplicità visiva facilita la comprensione. In un mercato globale, una base di fan diversificata che non ha necessariamente una lunga tradizione con il club diventa sempre più comune. Pertanto, le squadre devono mantenere una coerenza visiva che parli a tutti, inclusi i potenziali nuovi sostenitori.
Negli ultimi anni, il Tottenham Hotspur è stato oggetto di scrutinio per il suo rebranding avviato nel 2023, un processo che ha coinvolto un ampio campione di stakeholder, tra cui giocatori, personale e tifosi, in un coinvolgente processo di consultazione. Il logo precedente, complesso e ricco di dettagli, è stato sostituito da un design più pulito e semplice, evidenziando un gallo stilizzato, senza la dicitura “Tottenham Hotspur“. L’intento dichiarato del club era di aumentare l’iconicità del loro simbolo, con l’obiettivo di attrarre una nuova generazione e posizionarsi meglio sui mercati internazionali.
Le reazioni alla nuova immagine sono state contrastanti. Mentre alcuni tifosi hanno accolto il cambiamento come un passo avanti verso un brand più moderno, altri hanno evidenziato una mancanza di connessione con l’heritage del club. Questo dibattito sottolinea la complessità della gestione della brand identity nel calcio contemporaneo, in cui le tradizioni si scontrano con le necessità commerciali. La sfida per le società è quindi quella di navigare tra l’innovazione e la tradizione, rispondendo alle esigenze di un pubblico in continua evoluzione.
Contrapposto al Tottenham, l’Ajax si è recentemente orientato verso un rebranding che celebra la sua storia. A partire dalla stagione 2025/26, la squadra olandese reintrodurrà il suo storico logo degli anni ’20, un Aiace Telamonio meno stilizzato, che riporta uno spirito di autenticità e appartenenza. Questo accostamento alla tradizione ha riscosso un’accoglienza calorosa da parte dei tifosi, che hanno da tempo espresso il desiderio di un restauro del simbolo.
Qui, la comunicazione visiva non è solo una questione di modernizzazione o semplificazione. L’Ajax ha dimostrato un forte legame con la propria base di fan, scegliendo un approccio che riflette il rispetto per la storia del club. Questo tipo di rebranding rappresenta un modo per consolidare il supporto dei tifosi e riconnettersi con la comunità, dimostrando che anche nell’epoca del marketing aggressivo e delle strategie digitali, la storia e l’identità culturale continuano a essere valori fondamentali.
Le trasformazioni nella comunicazione visiva non si limitano solamente ai club di Premier League. In Italia, diversi club di Serie A hanno intrapreso rinnovamenti significativi. L’Atletico Madrid ha scelto, ad esempio, di tornare a un logo storicamente riconoscibile, che rappresenta simboli della tradizione, come l’orso e l’albero verde, a fronte di un periodo in cui i loghi erano stilizzati e semplificati. Questo ritorno ha creato una connessione emotiva con la tifoseria e ha dimostrato come la percezione del club sia cambiata attraverso un processo di rebranding strategico e consapevole.
Altre squadre italiane, come la Roma e la Juventus, hanno partecipato a questo movimento di rinnovamento. La Roma ha eliminato il monogramma ‘ASR‘ dal logo, cercando di enfatizzare il legame con la città e di promuoversi sul mercato internazionale. Questo tentativo ha scatenato polemiche e resistenze tra i tifosi, evidenziando quanto possa essere complessa la comunicazione di queste brand identity.
Anche la Juventus ha attraversato un processo di restyling, abbandonando il suo logo tradizionale in favore di un design minimalista rappresentato dalla lettera ‘J‘. Questo segna un allontanamento dalla mera identità calcistica verso un più ampio concetto di brand, legando il club all’industria globale dello sport e allieve sulla nuova identità visiva.
Il futuro del branding nel calcio sembra quindi focalizzarsi su un equilibrio sempre più delicato tra le esigenze commerciali e le aspettative emotive dei tifosi, esemplificando l’interazione dinamica tra marketing, tradizione e cultura sportiva.