La situazione dei lavoratori di Metro S.p.a. a Pozzuoli si fa sempre più preoccupante. Dopo l’annuncio della chiusura dello stabilimento e dei punti vendita della città e di Rimini, i 65 dipendenti dell’azienda di Cash and Carry hanno avviato una protesta per difendere il loro posto di lavoro. La crisi economica dichiarata dalla società ha messo a rischio anche 40 lavoratori dell’indotto, mentre si prevede per domani un ulteriore sciopero per richiedere tutele e garanzie per il futuro.
Nella mattinata del 21, al centro della protesta c’è stata la Metro S.p.a. in via Campana a Pozzuoli, dove i dipendenti hanno espresso il loro dissenso sventolando bandiere sindacali e affiggendo striscioni recanti lo slogan “Non molliamo di un METRO“. I rappresentanti sindacali, tra cui Lorenzo Giacobbe della CGIL, hanno manifestato il loro disappunto riguardo alla decisione di chiudere gli stabilimenti, sottolineando come tale scelta arrivi in concomitanza con il 60° anniversario di attività dell’azienda, celebrato a Milano.
Giacobbe ha evidenziato la problematicità della decisione aziendale: “Il 19 settembre abbiamo ricevuto una comunicazione di chiusura per i punti vendita di Pozzuoli e Rimini, una decisione che sembra irrevocabile.” Ha inoltre fatto notare che quest’anno Pozzuoli ha ricevuto riconoscimenti per il miglior servizio di delivery, nonostante le dichiarazioni di crisi dell’azienda.
Le accuse di cattiva gestione sono state ribadite anche da Loredana Marino, Rsa Cisl, che ha criticato il modo in cui l’azienda ha comunicato la chiusura. “La procedura di licenziamento è stata avviata ufficialmente lunedì 21,” ha spiegato Marino, lamentando il metodo poco trasparente adottato dalla direzione per rendere nota la notizia ai lavoratori, riuniti senza preavviso per una comunicazione che si è rivelata traumatica.
Punto di discussione è anche la gestione economica della società: le riserve sindacali hanno attribuito le perdite più a contratti di affitto onerosi e a una gestione inefficace delle vendite, piuttosto che a fattori della domanda di mercato. Secondo le loro affermazioni, parte delle vendite online dovrebbero essere allocate ai punti vendita territoriali, che spesso sono coinvolti nella direzione dei clienti verso l’e-commerce.
I 65 dipendenti a rischio della Metro S.p.a. non sono tuttavia gli unici a essere colpiti dalla crisi: le conseguenze della chiusura si ripercuotono anche su circa 40 lavoratori dell’indotto. Questi includono trasportatori, addetti alla vigilanza, operatori notturni e personale addetto alle pulizie. Da oltre vent’anni, il punto vendita rifornisce bar, ristoranti e alberghi della zona, rappresentando un importante nodo commerciale locale.
La dichiarazione di crisi da parte della società, che conta 49 punti vendita distribuiti in 16 regioni italiane, ha sorpreso molti dipendenti. “L’annuncio della chiusura è stato come un fulmine a ciel sereno. Non c’era mai stato alcun segnale di una possibile chiusura,” ha affermato Luana Di Tuoro, segretario generale FILCAMS CGIL Napoli e Campania.
Le motivazioni addotte dall’azienda per giustificare la chiusura indicano che le performance finanziarie non consentirebbero di coprire i costi operativi, tra cui l’affitto e le spese per le ristrutturazioni, stimate in circa 3 milioni di euro. Questo stato di cose ha alimentato ulteriormente il malcontento tra i lavoratori, che si preparano a proseguire le loro mobilitazioni fino a ottenere risposte chiare sul loro futuro.