L’inaugurazione dell’opera “Tu si ‘na cosa grande” di Gaetano Pesce, tenutasi di recente a Napoli, ha catturato l’attenzione per il suo design provocatorio e per le reazioni contrastanti suscitate tra il pubblico. Presieduta dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e dalla famiglia dell’artista, la cerimonia ha rilanciato un dibattito su arte contemporanea e interpretazione, facendo il punto su come la percezione delle opere possa variare significativamente tra gli spettatori.
“Stiamo lavorando da circa due anni a questo progetto e l’opera è completamente fedele ai disegni di Pesce”, ha affermato Silvana Annichiarico, curatrice dell’opera. Questa affermazione è emersa dopo le numerose polemiche e le ironie che hanno invaso i social network riguardo alla forma che ricorda un simbolo fallico presente nell’opera. Annichiarico ha messo in luce la soggettività della fruizione artistica, sottolineando come le reazioni iniziali possano essere influenzate da interpretazioni superficiali. In effetti, uno dei temi ricorrenti nell’arte di Gaetano Pesce è la “preminenza del femminile sul maschile,” un aspetto fondamentale nella concezione dell’opera.
L’opera, avvolta in colori vivaci e accattivanti, racconta la molteplicità delle identità di Pulcinella, un simbolo iconico della cultura partenopea. Secondo Annichiarico, “Pulcinella è anche ermafrodita,” e la completa assenza della figura del maschile nel design di quest’opera si propone di enfatizzare una lettura più profonda del personaggio. La curatrice ha messo in evidenza particolari come lo spacco nella veste, interpretato come un “vulcano” che emana energia creativa, suggerendo un invito a una reinterpretazione della vita quotidiana attraverso una “maschera creativa.”
L’inaugurazione ha visto la partecipazione delle figlie di Gaetano Pesce, che hanno condiviso alcuni ricordi del padre. Jacopo Pesce, uno dei figli, ha raccontato che l’idea di creare quest’opera era giunta durante una sua visita in Costiera, un luogo che il designer amava profondamente. “Papà voleva fare questo dono a Napoli prima di andarsene – ha spiegato Jacopo – e ci piace pensare che lasciamo libera l’immaginazione, affinché ognuno possa dare il proprio significato all’opera.” Questo approccio aperto al dialogo e alla diversità di valutazioni rappresenta una delle caratteristiche fondamentali dell’arte contemporanea.
Anche il sindaco Gaetano Manfredi non ha potuto esimersi da un’interpretazione personale. Confessando di essere stato colpito dalla prima scelta linguistica, ha esemplificato come il pensiero popolare possa essere influenzato dalla creatività e dalle tradizioni locali. “È stato uno stimolo di discussione – ha dichiarato Manfredi – notevole è il fatto che una figura così carismatica come Pesce, esponente del design radicale, fosse in grado di scatenare emozioni e pensieri così intensi tra la popolazione.” Questo scambio di opinioni ha arricchito il contesto culturale napoletano, dove il talento artistico e la provocazione sono da sempre in simbiosi.
La grande varietà di reazioni nei confronti dell’opera di Pesce mette in luce come l’arte possa fungere da specchio della società e delle complessità umane. La polarizzazione delle opinioni attorno al Pulcinella senza testa evidenzia la natura vincolante delle tradizioni e delle aspettative culturali, ma anche la potenza dell’arte nel generare dibattito pubblico e coinvolgere le nuove generazioni. La figura di Pulcinella, in questo contesto, non è solo un personaggio folkloristico, ma diventa simbolo di una riflessione sui ruoli di genere, sull’identità e sulla creatività, in perfetta sintonia con il pensiero innovativo di Gaetano Pesce.
La provocazione insita nell’opera di Pesce offre, quindi, uno spunto per effettuare un’analisi critica non solo sull’opera in sé, ma sull’intero sistema dei valori e delle credenze che permeano la cultura partenopea. La discussione che ha preso forma nei giorni successivi all’inaugurazione rappresenta un’opportunità per approfondire la comprensione collettiva dell’arte e della sua funzione nella società, lasciando aperto un dialogo che, come ha exemplificato l’approccio di Pesce, può essere ricco di sfaccettature e in continuo mutamento.