L’incendio che ha devastato Città della Scienza a Napoli nel marzo del 2013 continua a rappresentare una ferita aperta per la città e non solo. La recente assoluzione dell’unico imputato, Paolo Cammarota, ha riacceso i riflettori su un episodio che ha segnato profondamente il panorama culturale del capoluogo campano. Con la vittoria in appello, il caso sembra ora lasciato in sospeso, senza alcun responsabile ufficiale.
Il 4 marzo 2013 segna una data cruciale nella storia di Napoli, quando un incendio doloso ha distrutto gran parte del polo scientifico e culturale noto come Città della Scienza. Questo luogo non era solo un centro di apprendimento per i giovani, ma un simbolo dell’impegno della città verso l’innovazione e la cultura. Il rogo ha messo in luce non solo la vulnerabilità di strutture importanti, ma anche il desiderio della comunità locale di impegnarsi a favore di un futuro più luminoso.
Dopo l’incendio, enormi sforzi sono stati fatti per capire la causa e trovare i colpevoli, ma il lungo e complesso percorso giudiziario ha portato a risultati deludenti. La devastazione ha avuto ripercussioni anche a livello sociale ed economico, influenzando non solo i visitatori e i professionisti della cultura, ma anche tutti coloro che vedevano in Città della Scienza un luogo di sviluppo e di avanzamento.
La recente sentenza della IV sezione della Corte d’appello di Napoli ha scosso ulteriormente l’opinione pubblica e le autorità locali. Paolo Cammarota, ex vigilante, è stato assolto “per non aver commesso il fatto”. Questa decisione ha portato a interrogativi sul sistema di giustizia e sulle indagini che hanno caratterizzato il caso negli anni. Difeso dall’avvocato Vincenza Giamundo, il quale ha definito Cammarota un “capro espiatorio”, il verdetto di assoluzione pone interrogativi su come e perché le responsabilità siano rimaste così diffuse e poco chiare.
L’assenza di un colpevole diretto non solo provoca un dolore emotivo agli abitanti di Napoli, ma dilata anche il sentimento di impotenza collettiva per una situazione che rimane irrisolta. Le parole del sindaco Gaetano Manfredi, che ha espresso la sua preoccupazione per la mancanza di risposte, evidenziano il desiderio di una comunità di attribuire significato a un evento così traumatico.
Le reazioni alla sentenza di assoluzione di Cammarota non si sono fatte attendere. Il sindaco Manfredi ha dichiarato: “È un segnale che ci dice che dopo oltre dieci anni non abbiamo ancora trovato il colpevole di questo grave reato“. Le sue parole evocano un sentimento di frustrazione diffusa tra i cittadini che si aspettano giustizia e verità. Il caso di Città della Scienza solleva interrogativi sulla protezione delle istituzioni culturali e scientifiche e sul ruolo che le autorità locali e nazionali dovrebbero svolgere nella prevenzione di simili tragedie.
L’auspicio di Manfredi, incitato dalla comunità, è che la magistratura possa trovare nuove modalità di indagine per chiarire i fatti di quella notte fatale. La speranza è che, attraverso il lavoro investigativo, emergano nuovi elementi, capaci di restituire una dimensione di giustizia che oggi sembra inafferrabile. I napoletani continuano a chiedere risposte, desiderosi di chiudere questa triste pagina della storia della loro città.