Giuseppe Marotta, presidente dell’Inter, ha rilasciato un’intervista a Sky in cui ha affrontato temi cruciali legati alla violenza negli stadi, al futuro del calcio italiano e alle proprie ambizioni. Le sue dichiarazioni offrono uno spaccato sulle attuali criticità del panorama calcistico italiano e sulla necessità urgente di riforme.
Nel corso dell’intervista, Marotta ha espresso la sua gratitudine alle forze dell’ordine e alla magistratura per il lavoro svolto nell’ambito dell’inchiesta sulla violenza legata alle curve. Il presidente ha messo in evidenza che ciò che stiamo osservando è un fenomeno di criminalità che non ha nulla a che fare con lo sport e ha sottolineato l’importanza di debellare queste attività illecite. Ha fatto riferimento ai decenni passati in cui la violenza si manifestava in modi diversi, sia all’interno che all’esterno degli stadi, ma aggiungendo che la situazione attuale è molto complessa.
Marotta ha insistito sulla necessità di un cambiamento culturale alle basi, iniziando dall’educazione dei giovani. Secondo lui, è fondamentale insegnare il concetto di sportività, compreso il saper perdere. Ha parlato di un’assenza di una cultura della sconfitta che contribuisce alla crescita della violenza. Non ha risparmiato critiche a chi attribuisce la responsabilità a chi arbitra, affermando che alla fine di una partita non ci sono giudici che debbano esprimere un verdetto, ma ci sono solo squadre che devono accettare il risultato.
Quando interrogato sulla possibilità di ridurre i contatti tra calciatori e ultras, Marotta ha riconosciuto che c’è ancora molto da fare. Sottolinea che le società possono agire per formare i calciatori riguardo alle leggi, ma l’approccio deve essere più ampio e includere la vita privata dei giocatori. Ha documentato come durante le sessioni formative siano illustrate le leggi e la responsabilità professionale, ma la vera sfida rimane il confine tra vita personale e professionale dei calciatori.
In tal senso, Marotta si è proposto come promotore di cambiamenti che portino a una maggiore consapevolezza e responsabilità all’interno del sistema calcistico. È un tema delicato, quello della trasparenza, ed è chiaro che il presidente dell’Inter desidera una maggiore integrazione tra il mondo dello sport e quello legale.
Marotta è descritto da molti come un personaggio influente nel panorama calcistico italiano. Tuttavia, lui stesso smentisce di essere “il personaggio più potente”, affermando di essere una persona che ha accumulato esperienza e che conosce benissimo il settore. Ha colto l’occasione per esortare all’unità tra le varie figure coinvolte nel mondo del calcio, evidenziando che il settore deve affrontare alcune sfide significative rispetto ad altre nazioni europee.
Il presidente ha accennato all’importanza del Decreto Crescita, sottolineando che questo ha impattato negativamente sulle squadre italiane, rendendo difficile l’uso di giocatori stranieri con vantaggi economici, un aspetto che si riflette anche nei risultati delle competizioni europee. Secondo Marotta, per garantire un futuro sostenibile, sarebbe utile definire delle regole che favoriscano i talenti giovanili italiani, bilanciando l’ingresso di giocatori esperti.
Interrogato sulla sua posizione attuale, Marotta ha confermato di voler continuare a contribuire attivamente all’Inter. La sua carriera, ricca di esperienze sulle varie sfide affrontate, è segnata da un amore incondizionato per il calcio che lo ha motivato a ricoprire il ruolo di presidente. Ha evidenziato che uno dei problemi principali resta la difficoltà di garantire l’accesso allo sport per tutti i bambini, un aspetto che è cruciale per il futuro del calcio italiano.
Infine, quando si è parlato delle ambizioni per la finale di Champions, Marotta ha chiaramente affermato che non basta mirare a posizioni sicure, ma è fondamentale porsi obiettivi ambiziosi. Sottolinea la necessità di perseveranza e preparazione per catturare opportunità anche nei momenti di incertezza.
Marotta ha concluso l’intervista spiegando il suo metodo di lavoro, fondato sull’ascolto e sull’apprendimento. Con una carriera ricca di esperienze, ha imparato a valorizzare gli insegnamenti dei più esperti, trasformando quel bagaglio di conoscenze per formare le future generazioni di calciatori. Ha sostenuto che la propria motivazione è alimentata dalla passione per il gioco, una forza che nessun altro aspetto professionale può eguagliare.
Il suo messaggio è chiaro: il calcio, per lui e per la sua società, non è solo un semplice sport, ma un insieme di valori, educazione e ambizioni che vanno oltre il campo da gioco.