Il Ministero della Cultura ha recentemente ricevuto una relazione sugli eventi tenutisi all’interno dell’Archivio di Stato di Napoli, rivelando gravi lacune nella gestione della festa di matrimonio svoltasi il 7 dicembre scorso. Questo documento solleva interrogativi sulla sicurezza e sulla protezione del patrimonio culturale, evidenziando la mancanza di misure adeguate per la salvaguardia degli spazi.
La relazione è stata redatta da funzionari incaricati dalla Direzione generale Archivi e tratta diversi aspetti cruciali riguardanti la celebrazione all’Archivio di Stato. Secondo i membri della commissione, i preparativi per l’evento non sono stati in grado di garantire la protezione adeguata tra le tavole allestite per il ricevimento e le preziose scaffalature contenenti i volumi archivistici. La mancanza di “cordoni o dispositivi utili a definire una fascia di rispetto” è stata ritenuta inaccettabile, lasciando gli ispettori preoccupati per la conservazione del materiale storico.
In modo ancor più dettagliato, la relazione ha messo in risalto come non fosse stata effettuata un’analisi dei flussi di persone, fondamentale in situazioni di eventi affollati, specialmente durante momenti cruciali come aperitivi e buffet. La mancanza di queste misure solleva interrogativi sulla capacità di gestione degli spazi e sulla sicurezza degli ospiti e del pubblico, dimostrando una carenza organizzativa che non può essere sottovalutata.
Candida Carrino, direttrice dell’Archivio di Stato, ha avuto modo di rispondere alle preoccupazioni sollevate dalla relazione e dalle sigle sindacali come Cgil, Cisl, Uil e Confsal. Intervistata, Carrino ha dichiarato di non aver concesso l’uso degli spazi senza garanzie di piena sicurezza. Ha sottolineato che non ci fosse alcun rischio per il patrimonio, contestando le affermazioni relative ad elementi di pericolo durante l’evento.
Nella sua difesa, ha specificato che non sono state accese candele tradizionali, ma solo luci a led a bassa temperatura, e il fumo visibile nelle fotografie era generato da ghiaccio secco, comune in spettacoli come quelli del Teatro San Carlo. La direttrice ha cercato di ridimensionare le preoccupazioni espresse, affermando che “ogni precauzione è stata presa per garantire lo svolgimento sicuro dell’evento”, nonostante le riscontrate irregolarità.
La relazione ispettiva non può essere ignorata e ora la palla passa al Ministero della Cultura. Gli ispettori hanno ritenuto necessaria una revisione della gestione degli spazi e dell’intero progetto di allestimento per eventi futuri. Il direttore generale degli archivi, Antonio Tarasco, dovrà ora decidere se richiedere ulteriori indagini o intervenire in modo più incisivo.
Quale sarà l’esito di questa situazione resta da vedere, ma è evidente che il caso ha acceso il dibattito sulla gestione dei luoghi del patrimonio e sulle modalità di concessione degli spazi per eventi privati. Eventuali decisioni del Ministero potrebbero avere un impatto significativo sulle future celebrazioni all’interno di siti culturali, spingendo verso una riflessione più profonda sulle procedure di sicurezza e sull’adeguatezza dei piani di protezione del patrimonio culturale nazionale.