L’opera di Lorenzo Marone, «La vita a volte capita», pubblicata da Feltrinelli, analizza con sensibilità e umorismo l’ultimo tratto della vita di un ottantenne napoletano. Attraverso il personaggio di Cesare, Marone offre uno sguardo profondo e affascinante sulla solitudine, il rimpianto e le relazioni interpersonali, creando un dialogo tra la vita passata e il presente. Questo romanzo, con toni elegiaci, è un viaggio di introspezione e scoperta, contribuendo a una riflessione universale sulla condizione umana e sulle fasi della vita.
Il protagonista del romanzo, Cesare, è già stato affrontato in un’opera precedente di Marone, «La tentazione di essere felici». Qui, lo ritroviamo vedovo e intristito, affrontando il caldo agosto di Napoli. Con un’opera che si distingue per il suo linguaggio incisivo e i dialoghi frizzanti, lo scrittore delinea un personaggio che vive il peso della solitudine e della perdita. Trascorrendo le sue giornate con il cane di sua figlia, Cesare affronta il suo passato intriso di ricordi complicati legati alla moglie.
Marone riesce a costruire un ritratto realistico di un uomo che si confronta con la propria esistenza e la mancanza di una compagna. Il dolore viene bilanciato dall’ironia e dall’autoironia, una caratteristica distintiva dello stile di Marone. Questa dualità rende Cesare un personaggio tridimensionale, che incarna le sfide della vecchiaia e invita il lettore a esplorare riflessioni più ampie sulla vita e interazioni umane.
Nel tentativo di aprire il suo cuore a nuove relazioni, Cesare incontrerà una serie di personaggi peculiari, tra cui una ragazzina dai capelli viola e una giovane influencer, simboli di una generazione diversa e di una vitalità che lui fatica a comprendere. Questi incontri non solo mettono in luce le sue vulnerabilità, ma anche la possibilità di riconnettersi con il mondo circostante, rivelando come la vita possa relazionarsi con la generazione presente.
Uno degli elementi più toccanti del romanzo è il modo in cui Marone affronta il tema della malattia e della sofferenza. La malattia della moglie di Cesare, Caterina, diventa un pilastro emotivo dell’opera, esponendo le fragilità del protagonista. La sua ripugnanza verso la sofferenza e la vulnerabilità rende Cesare un personaggio complesso, poiché rappresenta le emozioni contrastanti che spesso si celano dietro l’amore: la paura, il terrore e la necessità di allontanarsi da un’umanità sofferente.
Marone non adotta un approccio melodrammatico; al contrario, riesce ad esprimere la realtà cruda delle emozioni, mostrando come Cesare, malgrado il suo dolore, non possa completamente allontanarsi dai ricordi e dall’affetto che provava per Caterina. La narrazione trasmette la vulnerabilità umana di fronte alla malattia, portando il lettore a riflettersi su temi universali come l’amore, la perdita e la difficoltà del contatto fisico e dell’intimità.
Il modo in cui Cesare naviga questi sentimenti complessi, tentennando fra il desiderio di allontanarsi e quello di riavvicinarsi, offre una visione autentica delle sfide emotive della vecchiaia. Nelle pagine più autentiche del romanzo, Marone esplora questo conflitto interiore, ponendo domande sulla qualità delle relazioni umane e sull’inevitabilità della sofferenza.
Malgrado i toni seriosi e i contenuti profondi, «La vita a volte capita» non dimentica di includere momenti di leggerezza e umorismo. Cesare, pur vivendo un periodo complesso della sua esistenza, mantiene una notevole arguzia nelle sue interazioni quotidiane. Marone riesce a bilanciare la riflessione esistenziale con situazioni comiche, creando un’atmosfera in cui il letargo della vita quotidiana si trasforma in occasioni di vita vera.
A distanza di un evento così significativo come la perdita coniugale, Cesare affronta personaggi che lo riportano alla vita, come la portinaia affettuosa e il salumiere premuroso. Queste figure, con la loro quotidianità e familiarità, rappresentano una rete di supporto nonostante il suo apparente isolamento. L’elemento umano emerge chiaramente, mostrando come anche nei momenti più bui, l’interazione con gli altri possa portare a momenti di rinascita.
Il romanzo termina con un senso di apertura e desiderio di vivere, evidenziato da azioni come la cura di un ulivo e momenti spensierati, come un ballo improvviso. Questa rinascita sottolinea che, nonostante le sfide, la vita può sorprendere con piccole gioie e momenti di felicità, rendendo la narrazione di Marone un richiamo all’importanza dell’imprevisto e della vitalità in tutte le fasi della vita.