Luca Lucci, noto esponente della curva Sud del Milan, ha scelto di mantenere il silenzio durante il suo interrogatorio di garanzia. Attualmente detenuto a Milano, Lucci è sotto indagine per un grave fatto di cronaca avvenuto nel 2019, in cui è accusato di essere il presunto mandante di un tentato omicidio. Questo caso solleva interrogativi sulla criminalità organizzata e sui legami tra gli ultrà e il traffico di droga, tematiche delicate e di grande rilevanza sociale.
Luca Lucci è stato arrestato a fine settembre e, da allora, ha ricevuto la terza ordinanza cautelare in un arco di tempo sorprendentemente breve. La prima ordinanza risale a poco più di due mesi fa, e il quadro accusatorio si fa sempre più complesso. Le indagini della Squadra mobile di Milano, sotto la direzione dei pubblici ministeri Paolo Storari e Leonardo Lesti, hanno rivelato dettagli inquietanti riguardo al modus operandi delle bande di ultrà milanisti.
Lucci è accusato di aver orchestrato il tentato omicidio di Enzo Anghinelli, anch’egli ultrà del Milan, avvenuto il 12 aprile 2019 in via Cadore, nella zona di Porta Romana a Milano. Anghinelli, gravemente ferito da colpi di pistola alla testa, si è salvato per miracolo. Le indagini hanno portato all’arresto di Daniele Cataldo, 52 anni, considerato il vice di Lucci, che è stato fermato per il suo ruolo nella stessa vicenda.
Secondo l’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari, il tentato omicidio di Anghinelli sarebbe stato motivato dal suo crescente potere all’interno del gruppo ultrà. Anghinelli, descritto come un “cane sciolto”, avrebbe cercato di fare affari con la curva, intralciando gli interessi di Lucci. Inoltre, è emerso che Anghinelli aveva cercato alleanze con noti personaggi del panorama ultrà milanese, come Giancarlo Lombardi, ex capo ultrà noto come “Sandokan”, e Domenico Vottari dei “Black Devil”. Questi legami avrebbero potuto minacciare ulteriormente la posizione di Lucci all’interno del gruppo.
In aggiunta, le indagini hanno rivelato che la curva Sud era coinvolta in affari legati al traffico di droga, un tema che ha portato alla luce le connessioni tra gli ultrà e la criminalità organizzata. Le dichiarazioni del gip sottolineano che i gruppi rivali che si contendono il controllo della curva avrebbero legami significativi con la ‘ndrangheta, rendendo la situazione ancora più inquietante. Lucci, quindi, potrebbe trovarsi in una situazione di grossa pressione, con il proprio potere messo a rischio proprio dalla sua stessa cerchia.
Durante l’interrogatorio di garanzia, Lucci ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, una scelta che lascia aperte molte domande sul suo ruolo nell’intera vicenda. Difeso dall’avvocato Jacopo Cappetta, questa decisione è comune in situazioni legali complesse, dove un imputato può ritenere che qualsiasi risposta possa compromettere la propria posizione. Rimanere in silenzio non significa, però, che il processo non andrà avanti, dato che le prove raccolte dalla polizia e dai magistrati sembrano essere consistenti.
Lucci, già coinvolto in altre inchieste riguardanti l’associazione per delinquere, si trova ora a fronteggiare accusazioni sempre più pesanti, inclusa una nuova ordinanza per un maxi traffico di droga. Gli sviluppi futuri della questione potrebbero avere ripercussioni non solo su Lucci, ma anche sull’intero ambiente degli ultrà e sul modo in cui le forze dell’ordine affrontano la criminalità legata allo sport.
Il caso di Luca Lucci è emblematico della complessità delle relazioni tra sport, criminalità e sociologia, stravolgendo la percezione pubblica degli ultrà e mettendo in luce le problematiche legate alla sicurezza e agli affari illeciti nel mondo del calcio.