La discussione sul ruolo degli arbitri nel calcio moderno continua a generare dibattito, specialmente dopo la recente giornata di campionato che ha visto un numero record di rigori assegnati. Nel programma “Un Calcio alla Radio – 3° Tempo” di Radio Napoli Centrale, l’ex arbitro Luca Marelli ha condiviso la sua opinione su questi eventi, sottolineando la necessità di considerare non solo i fatti, ma anche l’interpretazione degli stessi da parte degli arbitri. L’argomento si rivela cruciale, soprattutto in un contesto dove le decisioni arbitrali sembrano sempre più influenzate da aspettative mediatiche.
La giornata calcistica ha visto la dizione di nove rigori, un numero straordinario che ha destato non poche polemiche. Marelli ha sottolineato che la questione non è così semplice come sembra; se ci sono stati rigori fischiati, ci si deve chiedere quali avrebbero dovuto essere esclusi. Secondo l’ex arbitro, non c’è alcun rigore che non fosse giustificato: la confusione, quindi, non pervade il campo, ma è alimentata in gran parte da reazioni esterne al mondo del calcio.
Marelli ha richiamato l’attenzione sugli aspetti interpretativi del gioco, citando la posizione di Collina che sostiene che non ogni contatto debba necessariamente tradursi in fallo o rigore. La modernità del calcio, con la sua dannata attenzione ai dettagli e le aspettative sempre crescenti da parte del pubblico e della TV, ha reso difficile per gli arbitri operare in un contesto che accetta il contatto come elemento naturale del gioco. La partita tra Monza e Roma è stata un esempio di queste difficoltà, dove Marelli ha potuto esprimere il suo punto di vista in 30 secondi, sottolineando che la sua opinione parte da un’analisi prolungata e che l’arbitro deve sempre considerare in modo accurato la natura dei contatti.
Un ulteriore argomento di discussione è stata la questione relativa al VAR e al potenziale intervento su episodi controversi, come il fallo subito da Kvaratskhelia. Marelli ha affermato che, secondo lui, il VAR non avrebbe dovuto intervenire poiché l’arbitro in campo aveva una visione chiara della situazione. La questione dell’interpretazione è fondamentale, nonostante il regolamento del calcio possa sembrare in sé semplice. Marelli ha dichiarato che “la parte interpretativa è il 90% di tutto”, evidenziando che ogni decisione può essere soggetta a dibattito.
Un altro argomento che Marelli ha trattato con interesse è la possibilità di introdurre un sistema di “challenge” simile a quello utilizzato negli sport americani, dove i giocatori possono richiedere il riesame di alcune situazioni. Marelli si è detto favorevole a tale idea, ma ha sottolineato che, nonostante un potenziale arrivo di questo sistema, non ci si può aspettare che accada a breve termine.
La comunicazione è un aspetto che Marelli ha considerato di fondamentale importanza, ad esempio sulle decisioni arbitrali che si devono comunicare non solo ai calciatori, ma anche ai tifosi. Eppure, ha avvertito, c’è una narrazione che può fuorviare la realtà. Negli Stati Uniti, per esempio, è prassi comunicare quali infrazioni siano state sanzionate durante le gare. Marelli ritiene che questa pratica non rappresenti un miglioramento sostanziale, ma piuttosto un modo per chiarire le motivazioni delle decisioni arbitrali.
Inoltre, l’ex arbitro ha espresso critiche sull’idea di tenere interviste con gli arbitri subito dopo le partite. Secondo lui, gli arbitri sono impegnati nel dopo gara a redigere i rapporti e non avrebbero la possibilità di rivedere gli episodi controversi. Interviste post-gara potrebbero, dunque, non aggiungere valore alle dinamiche del gioco, ma più probabilmente si tradurrebbero in un ‘assedio’ per gli arbitri freschi da una pressione durante il match.
L’analisi di Marelli illumina un’area cruciale del calcio contemporaneo, dove l’interpretazione e la comunicazione delle decisioni arbitrali sono almeno tanto importanti quanto la loro esecuzione concreta durante il gioco.