Luca Marelli, ex arbitro di calcio e oggi noto commentatore arbitrale per DAZN, ha recentemente espresso le sue opinioni sul controverso mondo dell’arbitraggio nel corso della trasmissione “Terzo Tempo Calcio Napoli“, trasmessa da Televomero. Le sue parole si concentrano sulla gestione del VAR, sull’importanza della soggettività nelle decisioni arbitrali e sulle eventuali modifiche ai protocolli che governano il gioco.
Marelli ha messo in discussione la decisione di non fischiare un rigore in favore di Dumfries, argomentando che il contatto fosse “molto leggero“. Ha sottolineato l’impossibilità dell’intervento del VAR in questa circostanza, evidenziando la complessità delle dinamiche che caratterizzano le situazioni di gioco. Secondo Marelli, il contatto non giustificherebbe un calcio di rigore, suggerendo che la soglia per fischiare tale fallo dovrebbe essere elevata. L’ex arbitro è convinto che il protocollo VAR subirà delle modifiche nelle prossime giornate per garantire una gestione più coerente delle situazioni di questo tipo.
In un’altra partita, Roma-Bologna, Marelli ha messo in evidenza come un gol possa nascere da un angolo non concesso. Ha quindi dettagliato che il VAR è progettato per evitare di rivedere situazioni che non hanno un impatto significativo sul risultato finale, come i corner. La media di 10-12 calci d’angolo a partita rende difficile il controllo di ogni singolo episodio, rischiando di allungare eccessivamente il tempo di gioco e di disturbare il naturale svolgimento della partita.
Una delle critiche più ricorrenti nei confronti del calcio moderno è la soggettività delle decisioni arbitrali, e Marelli non si è tirato indietro nel riconoscere che questa variabile non potrà mai essere completamente eliminata. La percezione di un contatto viene influenzata non solo dalla visione durante la partita, ma anche da quella in sala VAR, rendendo complicata la standardizzazione delle decisioni. L’ex arbitro ha detto chiaramente che anche con l’avvento della tecnologia, la qualità e la percezione delle azioni rimarranno sempre soggettive.
Un aspetto importante sollevato da Marelli riguarda il necessario aggiornamento del protocollo. Secondo lui, il VAR dovrebbe diventare uno strumento a disposizione delle squadre, consentendo loro di avere una maggiore responsabilizzazione. Questo, a sua opinione, aiuterebbe le società a comprendere l’effettivo difficile compito arbitrale. Ha inoltre aggiunto che la preparazione per diventare arbitri richiede un lungo percorso formativo, di almeno dieci anni.
Marelli non esita a affermare che, per match particolarmente sentiti come Napoli-Roma, sarebbe opportuno un arbitro internazionale piuttosto che uno locale, per evitare confusione o polemiche. Sostiene la necessità di perfezionare il protocollo VAR, non tanto nella sua stesura, quanto nel suo utilizzo pratico durante il gioco. A tal proposito, Marelli ha esposto la sua convinzione di essere un po’ “estremista“, affermando di credere che il VAR dovrebbe essere utilizzato in misura ancora più ridotta.
Riguardo al suo personale percorso come arbitro, Marelli ha confessato l’importanza che avrebbe avuto il VAR durante la sua carriera, affermando che avrebbe evitato l’unica sua sospensione. Gli arbitri, secondo il suo pensiero, tendono ad accogliere qualsiasi aiuto tecnologico in modo positivo. In un contesto dove le polemiche sembrano ineluttabili, Marelli rimane un forte sostenitore dell’innovazione e della tecnologia applicate al calcio, sempre a favore di miglioramenti significativi e pratici nel mondo arbitrale.