Luis Jimenez, ex calciatore cileno, ha rivelato in un’intervista shocking la sua esperienza con il match fixing durante la sua carriera in Italia. Intervistato nel podcast “Vammo a Calmarno“, il calciatore classe 1984 ha parlato apertamente di episodi che gettano un’ombra inquietante sul mondo del calcio italiano, in particolare tra il 2002 e il 2012, periodo in cui ha vestito le maglie di diverse squadre come Ternana, Fiorentina, Lazio, Inter, Parma e Cesena.
Rivelazioni sulle partite truccate
Durante l’intervista, Jimenez ha ammesso di essere stato coinvolto in almeno tre partite truccate, dichiarando di non poter rivelare i nomi delle squadre coinvolte. “Ho giocato almeno tre partite truccate. Questo è accaduto in Italia, ma non posso dirvi con quale squadra,” ha raccontato. L’ex calciatore ha sottolineato che, contrariamente al Cile, dove non ha mai vissuto esperienze simili, in Italia i casi di match fixing erano comuni. Secondo Jimenez, la presenza della mafia nel calcio italiano era un problema serio all’epoca, sebbene la situazione sia notevolmente migliorata grazie alle punizioni inflitte a molti ex calciatori e dirigenti.
L’ex attaccante ha rimarcato la pesantezza di tali esperienze, soprattutto considerando che si trovava agli inizi della sua carriera professionale. “Per me è stato veramente pesante: ero agli inizi e volevo arrivare al top del calcio italiano,” ha dichiarato riflettendo sulle pressioni e le incertezze che caratterizzavano quel periodo.
Fratture all’interno delle squadre
Jimenez ha raccontato di un episodio particolare avvenuto durante la sua esperienza con la Ternana. In una partita in cui segnò dopo essere subentrato dalla panchina, si trovò in una situazione inaspettata. “Il mio portiere voleva uccidermi,” ha spiegato, rivelando che c’era un accordo per un pareggio. Questo accordo prevedeva che l’altra squadra dovesse segnare, e il portiere, che non aveva molte opportunità di giocare, era particolarmente motivato a mantenere il risultato. Jimenez, ignaro di tutto, ricorda di aver voluto dare il massimo in campo, ma solo dopo che gli avvisarono del piano ha compreso la gravità della situazione.
La partita contro l’Atalanta e le regole non scritte
Un altro episodio che Jimenez ha menzionato è stato il match contro l’Atalanta nel 2004, una partita cruciale che vedeva le squadre lottare per la promozione. In quella circostanza, l’ex giocatore ha guadagnato un rigore, ma la reazione dei suoi compagni di squadra era tutt’altro che positiva. “Tutti erano disperati, anche il mio compagno che lo segnò si mise le mani sul volto senza esultare,” ha raccontato. Dopo aver subito un colpo violento che lo costrinse a rimanere in panchina, fu avvisato dal dottore che si trattava di una partita truccata. Linfa di questa rivelazione fu la frustrazione di Jimenez: “Nessuno mi aveva parlato e io dico avvisatemi, almeno per ultimo ma avvisatemi,” ha dichiarato, evidenziando come la mancanza di comunicazione avesse amplificato la confusione durante quel match.
Queste testimonianze di Jimenez offrono uno sguardo inquietante sulle pratiche illecite che hanno segnato il calcio italiano, mettendo in luce le sfide e i dilemmi morali affrontati dai calciatori in un contesto così complesso.