La malattia renale cronica è un problema di salute pubblica di crescente rilievo in Italia e nel mondo. Colpendo circa 5 milioni di italiani, risulta essere la principale patologia cronico-degenerativa a livello globale. La sua incidenza supera di gran lunga quella di altre malattie croniche, il che ha spinto le Società internazionali di Nefrologia a rivolgere un appello all’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’inclusione della Mrc nelle principali categorie di malattie croniche riconosciute, al fianco di neoplasie, diabete, Bpco e cardiopatie. La necessità di un riconoscimento formale è evidenziata dalla notevole mortalità, morbidità e dai costi economico-sociali associati a questa patologia, la quale è per molti versi ancora misconosciuta nel contesto sanitario.
Dimensioni e impatto della malattia renale cronica
I numeri parlano chiaro. La malattia renale cronica incide sulla vita di circa il 10% della popolazione italiana e presenta un tasso di prevalenza che varia da 2 a 7 volte rispetto ad altre malattie cronico-degenerative. Tali statistiche sono particolarmente preoccupanti considerando che solo un paziente su dieci è consapevole di essere affetto dalla malattia, la quale spesso non presenta sintomi evidenti. Questa difficoltà di diagnosi precoce comporta gravi conseguenze, inclusa la necessità di trattamenti costosi e complessi nelle fasi avanzate, come la dialisi.
L’analisi evidenziata da Luca De Nicola, presidente della Società Italiana di Nefrologia e professore all’Università Vanvitelli di Napoli, sottolinea come il costo per identificare la Mrc sia trascurabile rispetto alle spese successive legate alla gestione della malattia. Infatti, bastano solo 2,5 euro per dosare la creatininemia e effettuare un esame delle urine. Tuttavia, l’approccio alla Mrc deve essere proattivo per garantire diagnosi tempestive e interventi terapeutici adeguati.
Innovazioni terapeutiche: una rivoluzione in corso
Un fattore chiave nel trattamento della Mrc è l’innovazione terapeutica. Grazie all’introduzione degli SGLT2-inibitori, conosciuti come gliflozine, si aprono nuove possibilità per il trattamento di questa condizione. De Nicola ha evidenziato che, se identificati precocemente, i pazienti possono beneficiare di un intervento che può portare alla remissione della malattia. La diagnosi tempestiva è quindi cruciale, motivo per cui la Sin sta lavorando per garantire che il Disegno di legge sullo screening della Mrc sia depositato entro il 14 marzo 2024 presso Montecitorio.
Questo progetto, promosso con prima firma dall’onorevole Mulè, rappresenta un passo significativo nella lotta contro la Mrc. L’obiettivo è fornire ai medici di medicina generale gli strumenti necessari per rilevare e riferire i pazienti a specialisti nefrologi in modo tempestivo. Ciò permetterebbe di instaurare una sinergia salutare tra il primo e il secondo livello delle cure sanitarie.
Un approccio economico e sostenibile alla gestione della malattia
La sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale è un aspetto cruciale quando si parla di malattie croniche. La Mrc, con un costo annuale di circa 50mila euro per ogni paziente in dialisi, rappresenta una pesante voce di spesa per il Ssn, che si aggira attorno ai 2,3 miliardi di euro per i 45mila pazienti dializzati in Italia. L’implementazione di strumenti come il Disegno di legge sullo screening e il Piano diagnostico-terapeutico-assistenziale non è solo una questione di sanità, ma un’opportunità per ridurre costi e migliorare la qualità delle cure.
De Nicola ha messo in luce l’importanza di semplificare l’accesso a questi trattamenti. Rimuovere le barriere burocratiche associate ai piani terapeutici è essenziale per garantire che i pazienti ricevano le cure di cui hanno bisogno senza ritardi e complicazioni. Solo con un approccio integrato e pragmatico sarà possibile affrontare la sfida della Mrc e migliorare le prospettive di vita delle persone colpite da questa malattia.