La recente decisione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di firmare una legge che considera la maternità surrogata un “reato universale” segna un’importante svolta legislativa in Italia. Questo nuovo provvedimento è stato approvato in via definitiva dal Senato il 16 ottobre e sarà ufficialmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 18 novembre 2024. La legge modificherà l’articolo 12 della legge n. 40 del 2004, introducendo misure più severe contro la pratica della maternità surrogata nel paese.
La legge firmata da Mattarella il 4 novembre scorso prima di un viaggio istituzionale in Cina apporta modifiche rilevanti al già esistente quadro normativo italiano sulla maternità surrogata. Essa interviene specificamente sul comma 6 dell’articolo 12, il quale già puniva la commercializzazione di gameti ed embrioni. Ora, con l’introduzione del termine “reato universale”, la maternità surrogata viene catalogata come un reato riconoscibile anche al di fuori dei confini nazionali. Le sanzioni previste per coloro che si rendono responsabili di tali pratiche risultano severe: chiunque sia colto nella realizzazione, organizzazione o pubblicizzazione di questa attività rischia da tre mesi a due anni di reclusione e multe che oscillano tra i 600.000 e i 1.000.000 di euro.
La decisione di inasprire le pene per la maternità surrogata risponde anche a pressioni provenienti dalla maggiore parte di centrodestra, con la Premier Giorgia Meloni che ha definito questa pratica “disumana”. Meloni ha enfatizzato la necessità di tutelare il diritto all’integrità del nascituro in un contesto in cui la maternità surrogata è spesso tacciata di mercificazione e sfruttamento di donne e vulnerabilità sociale. La legge rappresenta, quindi, non solo un provvedimento giuridico, ma un messaggio di carattere etico e sociale da parte di un governo che cerca di riaffermare i valori della famiglia tradizionale.
La maternità surrogata è una pratica di procreazione assistita che coinvolge una donna che si impegna a portare avanti una gestazione e a partorire un bambino per conto di una persona o di una coppia che non può o decide di non avere il proprio figlio biologico. Questo procedimento è noto anche con altri termini, come “gestazione per altri” o “utero in affitto“. Di solito, nei casi di maternità surrogata, la donna che porta avanti la gravidanza non è la madre genetica del bambino, il quale può essere concepito tramite l’utilizzo di ovuli e spermatozoi dei genitori intenzionali o di donatori.
La pratica è controversa e suscita dibattiti etici significativi. Alcuni sostengono che essa possa essere una soluzione legittima per le coppie che affrontano difficoltà nella procreazione, ma allo stesso tempo ci sono molte preoccupazioni relative ai diritti della donna surrogata, ai suoi figli e alle dinamiiche di potere coinvolte in tali situazioni. In vari Paesi, la maternità surrogata è regolamentata in modi diversi, e in alcuni contesti è completamente vietata, come riscontrato ora anche in Italia con la legge recentemente promulgata.
La crescente diffusione di pratiche di procreazione assistita e la loro regolamentazione sottolineano la complessità delle questioni morali, legali e sociali riguardanti la maternità surrogata. Gli sviluppi normativi in materia continuano a generare dibattiti accesi, mentre il governo italiano cerca di rispondere a tali sfide attraverso misure legislative sempre più stringenti.