Maurizio Braucci sul dibattito attorno a Gomorra: “La colpa non è della fiction”

Negli ultimi tempi, il tema della violenza giovanile a Napoli ha ripreso vigore, portando a una serie di polemiche e attacchi nei confronti della serie “Gomorra” e del suo autore, Roberto Saviano. Questo dibattito ha trovato risonanza in particolare dopo una serie di tragici eventi che hanno visto coinvolti giovani in situazioni di violenza. In risposta a queste accuse, Maurizio Braucci, scrittore e sceneggiatore, offre la sua visione su un tema che richiede una riflessione approfondita e multidimensionale.

La reazione politica alle violenze giovanili

Recentemente, il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, ha cercato di imbracciare la narrativa della responsabilità sociale dipingendo Saviano come un “sciacallo”. Questa etichetta fa eco a precedenti attacchi e sembra voler attribuire la diffusione della violenza giovanile all’influenza negativa della serie “Gomorra“. Tale visione, secondo Braucci, ignora le drastiche e complesse realtà socio-economiche che alimentano il fenomeno della criminalità, sottraendo attenzione alle reali cause della violenza.

Braucci sottolinea che l’arte, e in particolare la narrativa cinematografica e televisiva, trae ispirazione dal mondo reale piuttosto che viceversa. “Gomorra” nasce come riflessione critica su una realtà ben radicata, cercando di dare un allerta piuttosto che un’autorizzazione a comportamenti violenti. Anziché colpevolizzare opere artistiche, sarebbe più proficuo esaminare le responsabilità delle istituzioni e il loro ruolo nel fornire opportunità e sicurezza ai giovani.

La verità dietro la narrazione di Gomorra

Braucci ha messo in luce la faticosa realizzazione delle sue opere, che richiedono un’attenta ricerca e un contatto diretto con la realtà dei fatti. La sua esperienza con “Gomorra” e “La paranza dei bambini” è stata profondamente influenzata da interviste e interazioni con operatori di strada che si occupano di guidare i giovani verso scelte diverse. Queste opere non sono un trionfo di atrocità, ma piuttosto un tentativo di dare voce a una sofferenza collettiva e a una necessità di cambiamento.

Secondo Braucci, i critici che parlano di “Gomorra” senza conoscere il contesto si limitano a ripetere frasi facilmente digeribili, mentre ignorano il consistente lavoro di denuncia e analisi che si cela dietro a queste storie. “Gomorra” non serve a glorificare la criminalità, ma ha il compito di restituire una realtà scomoda e di far riflettere sull’inefficacia e l’inadeguatezza delle risposte istituzionali.

L’importanza della prevenzione e del dialogo

Il cosiddetto “Decreto Caivano” è stato presentato come la risposta del governo a una situazione delicata, ma Braucci avverte che la semplice repressione non è sufficiente. La vera soluzione richiede un impegno attivo per prevenire che i giovani si sentano attratti da modelli violenti. Non si tratta solo di aumentare le pene o di intensificare le misure di sicurezza, ma di costruire un ambiente in cui i giovani possano sentirsi supportati e compresi.

Il confronto tra le istituzioni e gli autori di opere come “Gomorra” è un passo necessario. È essenziale che i politici non si limitino a condannare i contenuti, ma si impegnino in un dialogo profondo per comprendere le vere radici di questi comportamenti, ascoltando le storie e le esperienze di chi vive quotidianamente nelle realtà più difficili del paese. Braucci si esprime sul fatto che le soluzioni devono nascere da un’interazione sincera con la comunità e gli esperti che operano nei settori sociali e educativi.

La questione della rappresentazione nei media

A fronte di attacchi costanti e delle critiche su “Gomorra“, l’industria del cinema e della televisione deve interrogarsi sulla propria responsabilità. Le rappresentazioni della violenza e della criminalità possono perpetuare stereotipi dannosi o, al contrario, possono fungere da mezzi di riflessione critica. Braucci, nel suo lavoro, ha sempre cercato di costruire un dialogo con la realtà anziché semplicemente filmarla.

Il dilagare di figure politiche e influencer che esibiscono comportamenti provocatori e a volte aggressivi potrebbe influenzare negativamente le giovani generazioni, offrendo loro degli esempi da emulare. Ecco emergere la necessità di rappresentazioni più equilibrate e consapevoli che non solo intrattengano, ma che abbiano a cuore il benessere sociale.

Le parole di Maurizio Braucci si trasformano, quindi, in un appello alla responsabilità collettiva: media, politici e cittadini devono lavorare insieme per individuare le dinamiche che alimentano l’acuirsi della violenza, abbandonando le accuse sterili per promuovere un cambiamento autentico e duraturo.

Published by
Valerio Bottini