La recente iniziativa di vendere t-shirt raffiguranti l’ex boss della camorra Carmine Giuliano insieme al leggendario calciatore Diego Armando Maradona ha sollevato un acceso dibattito. La figlia Nunzia Giuliano ha creato un merchandising che mescola cultura pop e storia criminale, attirando l’attenzione dei media e dei politici, in particolare del deputato Francesco Emilio Borrelli, che ha espresso forte disapprovazione per tale iniziativa.
Negli ultimi anni, il merchandising legato a figure della malavita ha acquisito una nuova forma, sfruttata anche attraverso i social network. Il caso di Nunzia Giuliano è emblematico di questa tendenza. Le t-shirt che promuove e già commercializza non sono solo articoli di abbigliamento, ma veri e propri oggetti di culto che mescolano nostalgia e provocazione.
Il profumo “‘O liò”, dedicato al padre, ha già fatto il suo esordio nel mondo del commercio, ma la vendita di t-shirt con immagini di Carmine Giuliano e Maradona porta il fenomeno a un livello successivo. L’immagine di un boss mafioso accostata a quella di Maradona, simbolo della Napoli anni Ottanta, crea un mix di emozioni e controversie. È da osservare come questo business stia riscuotendo un certo successo grazie alla capacità di Nunzia di attrarre followers sui social, dove come una moderna influencer, riesce a capitalizzare sull’eredità del padre.
La figura di ‘O leone, soprannome di Carmine Giuliano, diventa un marchio a sé stante; con il supporto dei social media, l’immagine si diffonde rapidamente. Tuttavia, questo brand solleva interrogativi etici, poiché la glorificazione della cultura camorristica appare evidente. Le immagini di Nunzia in compagnia di Maradona, riprodotte su magliette e video, pongono interrogativi su come si coniughino nostalgia e realtà criminale in un contesto sociale tutt’altro che semplice.
Francesco Emilio Borrelli ha prontamente denunciato l’iniziativa di Nunzia Giuliano, sottolineando che questo non è un semplice affare commerciale ma un grave esempio di apologia della cultura camorristica. Il deputato di Alleanza Verdi Sinistra ha definito questa vendita un esempio di sfruttamento delle immagini, richiamando l’attenzione sulle implicazioni morali e sociali di tale pratica.
Borrelli ha messo in rilievo come l’immagine di Maradona, figura amata dai napoletani, venga utilizzata in un contesto così discutibile. Il suo richiamo alla responsabilità è rappresentativo di una più ampia preoccupazione sociale, che mira a condannare la normalizzazione della criminalità in contesti pop e commerciali. La presenza di attori della politica in una discussione di questo tipo suggerisce che la società non è disposta ad accettare passivamente tali provocazioni.
Non mancano le opinioni contrastanti tra coloro che vedono in questo merchandising un atto di empowerment della memoria e della storia locale e chi, al contrario, avanza critiche forti rispetto alla glorificazione di figure legate alla criminalità. La polarizzazione del dibattito mette in luce come il fenomeno del merchandising criminale possa sia attrarre che respingere.
Le reazioni sui social, infatti, variano tra il sostegno e la condanna, evidenziando come, alla fine, il legame tra cultura, sport e criminalità continui a essere un tema di forte attualità e interesse.