Il mondo del calcio italiano è teatro di eventi drammatici, e la vicenda che coinvolge Michele Criscitiello, presidente della Folgore Caratese, non fa eccezione. Dopo la pesante squalifica di 18 mesi inflitta dalla Giustizia sportiva, il noto giornalista e presidente della squadra di Serie D promuove un’aspra difesa. Criscitiello denuncia un presunto complotto ai suoi danni e chiarisce il suo punto di vista su quanto accaduto durante la controversa partita contro il Club Milano. Un contesto teso che merita approfondimento.
le accuse contro criscitiello: il caso arbitro
La decisione della Giustizia sportiva nei confronti di Michele Criscitiello è pesante e carica di conseguenze. Il dirigente sportivo si è visto squalificato per comportamenti ritenuti inaccettabili, tra cui insulti razzisti, aggressioni e un inseguimento nei confronti dell’arbitro. Criscitiello, in una conversazione con Corriere.it, ha rivelato un amaro bilancio di ciò che è accaduto. Le sue parole si concentrano principalmente sull’interazione con l’arbitro, dove ha ammesso di aver utilizzato un epiteto inappropriato: “Sto marocchino… tornatene a casa, stai rovinando la partita”.
Dopo questo epiteti, Criscitiello ha proseguito la sua contestazione, accusando il direttore di gara di condurre la partita in modo inadeguato. La sua ammissione di responsabilità su certi comportamenti non si traduce però in una accettazione passiva della squalifica; al contrario, ha espresso la volontà di scusarsi con l’arbitro, a condizione che anche il direttore di gara si scusi per presunti errori nel referto. Questa reciproca richiesta di scuse indica un conflitto che va oltre la semplice partita e si riflette all’interno del più ampio panorama della Giustizia sportiva.
il confronto con gli avversari: da vittima a carnefice
Rimanendo sul tema dei conflitti, Michele Criscitiello ha fornito la sua versione degli eventi anche riguardo allo scontro con i calciatori avversari. Secondo il presidente, si è trovato in una situazione di perilibilità , circondato da una ventina di avversari ribollenti di rabbia: “Erano gli avversari che mi volevano aggredire”, ha dichiarato, sottolineando la disparità numerica che lo vedeva chiaramente in svantaggio. L’alleanza tra gli atleti del Club Milano, visibilmente irritati dalla loro sconfitta, sarebbe sfociata in un clima di tensione che ha mobilitato anche le forze dell’ordine.
Criscitiello ha persino descritto una scena di conciliazione con un calciatore espulso, momento in cui le differenze sono state messe da parte grazie a un incontro informale: “Alla fine ci siamo chiariti al bar e abbiamo bevuto una birra insieme”. Questo episodio di apparentemente scambi di insulti che si tramutano in amicizia suggerisce un elemento di umanità che potrebbe essere trascurato nelle cronache più sensazionali. Tuttavia, il patron della Folgore Caratese rimane fermo sulle sue accuse verso gli avversari, insinuando che vi possa essere un tentativo di dipingerlo come il responsabile dell’accaduto.
un complotto personale? le insinuazioni di criscitiello
Con un passato professionale da giornalista, Michele Criscitiello non si tira indietro nell’indicare motivazioni più profonde dietro la sua squalifica. Parla apertamente di una campagna contro di lui orchestrata da chi ha avuto contrasti con le sue posizioni. Riferisce inoltre di una storiografia contraria scritta nei suoi confronti, legata a contestazioni passate nei confronti del presidente della FIGC, Gabriele Gravina.
Dopo la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali, Criscitiello ha sottolineato la necessità di dimissioni da parte di Gravina, accusando l’attuale presidente di inadeguatezza. Queste schermaglie tra fuoriclasse del calcio e coloro che lo gestiscono non sono novità , ma in questo caso sembrerebbe esserci un collegamento diretto tra la carriera di Criscitiello e ciò che lui percepisce come un tentativo di delegittimazione. Queste dichiarazioni amplificano un retrò di conflitto dentro lo sport, dove rivalità e competizione si estendono ai rapporti personali e lavorativi.
Con così tante sfide e accuse che si intrecciano, Criscitiello rimane fermo nella sua posizione: è deciso a combattere la squalifica, pronto a presentare ricorso e a difendersi contro quelle che definisce falsità infamanti. La lotta non si limita al campo di gioco, ma si estende ai corridoi delle istituzioni sportive.