Giovanna Grassi, 48 anni, è diventata protagonista di una denuncia di molestie avvenuta in stazione, un fatto che ha suscitato un acceso dibattito sulla sicurezza e il ruolo degli operatori nel trasporto pubblico. Questo episodio, classificato come Codice rosso dalla Procura, solleva interrogativi sulla tutela degli operatori e sull’urgente necessità di misure più severe contro comportamenti violenti e inappropriati.
Giovanna Grassi, addetta al controllo dei biglietti della Circumvesuviana, ha vissuto una brutta avventura mentre stava svolgendo il suo turno alla stazione Garibaldi. La donna ha descritto dettagliatamente la scena: intorno alle 11:20 del mattino, un uomo sulla sedia a rotelle, apparente tra i 50 e i 60 anni, si è avvicinato a lei chiedendo assistenza per superare gli scalini. Nonostante l’aiuto offerto dai suoi colleghi, l’uomo ha rifiutato l’assistenza, cercando in seguito di attaccare Giovanna, dapprima baciandole la mano e poi palpeggiandola indebitamente.
L’iter della molestia è stato rapidissimo: mentre si teneva al passamano, l’uomo ha abbracciato la donna e le ha sussurrato parole oscene, che l’hanno portata a reagire con un deciso “fai schifo”. Non ci sono stati ritardi nell’intervento della Polfer e delle forze dell’ordine, che sono arrivate subito dopo l’accaduto. Le autorità, già a conoscenza dell’individuo per precedenti reati, si sono attivate per raccogliere la denuncia di Giovanna, il cui racconto ha messo in luce l’allarmante situazione nei mezzi pubblici.
Il racconto di Giovanna Grassi evidenzia una problematica rilevante: la sicurezza degli operatori all’interno del trasporto pubblico. Questa non è una questione isolata, ma un problema che affligge molti dipendenti in posizioni simili. Giovanna ha dichiarato di aver vissuto esperienze traumatiche anche in precedenza, documentando una serie di aggressioni fisiche e morali durante il suo lavoro quotidiano. Queste esperienze vanno dalla ricezione di insulti e sputi, fino a minacce più gravi come un’aggressione con un coltello.
Tali eventi suggeriscono che i dipendenti della Circumvesuviana, e più in generale quelli del trasporto pubblico, operano in un ambiente non solo sfidante, ma anche pericoloso. Giovanna ha sottolineato la necessità di non restare in silenzio di fronte a episodi simili, incoraggiando tutte le donne a denunciare molestie e aggressioni. L’importanza di una risposta appropriata da parte delle autorità diventa cruciale per garantire un ambiente più sicuro, non solo per gli operatori ma anche per i passeggeri stessi.
Dopo l’incidente, il presidente della Circumvesuviana, Umberto De Gregorio, ha espresso solidarietà nei confronti di Giovanna, riconoscendo il suo coraggio e il suo impegno. La vicenda ha suscitato un forte dibattito sui social, dove la denuncia è stata condivisa per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla violenza di genere e alla necessità di ambienti di lavoro più sicuri.
La Procura ha anche classificato il caso come Codice rosso, evidenziando la gravità della molestia. Questo status consente l’adozione di procedure accelerate per la protezione delle vittime di violenza. È stato evidenziato come il sistema giuridico debba supportare non solo le vittime ma anche promuovere una cultura della legalità che disincentivi comportamenti violenti e scorretti nei luoghi pubblici.
Trasformare la paura in denuncia diventa cruciale per combattere questo tipo di violenza. La testimonianza di Giovanna si inserisce in una narrazione più ampia che richiede un’attenzione rinnovata nei confronti delle politiche di prevenzione e protezione nel settore dei trasporti. L’invito dell’addetta si estende anche alla società in generale: non ignorare la violenza, bensì affrontarla e denunciare sempre.