La figura di Monsignor Vincenzo De Gregorio, abate della Cappella del Tesoro di San Gennaro, è al centro di un acceso dibattito che unisce cultura, fede e cinema. La liquefazione del sangue del Patrono, che attrae milioni di fedeli in tutto il mondo, è stata rappresentata nel recente film “Parthenope” di Paolo Sorrentino. Tuttavia, il modo in cui questo fenomeno è stato immortalato sul grande schermo ha suscitato reazioni forti e contrastanti, facendo emergere una questione importante sulla rappresentazione dei miracoli e sull’approccio religioso.
La liquefazione di San Gennaro: un mistero e una simbolica profonda
Il mistero della liquefazione del sangue di San Gennaro è uno degli eventi più affascinanti e rappresentativi della fede napoletana. Ogni anno, oltre venticinque milioni di devoti si riuniscono per assistere a questo prodigio, che avviene tre volte l’anno: il primo sabato di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre. La Cappella del Tesoro di San Gennaro conserva due ampolle che, secondo la tradizione, contengono il sangue del santo. La liquefazione avviene quando il sangue, in apparenza solido, torna a uno stato liquido in seguito a particolari eventi, suscitando meraviglia e devozione. Questo rito ha radici antiche e simboliche: rappresenta non solo la protezione divina, ma anche il legame profondo tra la città di Napoli e il suo Santo patrono.
Monsignor De Gregorio, nella sua lunga carriera, è diventato il custode di questo meraviglioso mistero, sottolineando l’importanza di un approccio sereno e riflessivo sulla questione. Non si tratta semplicemente di un evento folkloristico, ma di un avvenimento carico di significato e trascendenza. De Gregorio spesso mette in guardia contro interpretazioni superficiali o sensazionalistiche, avvertendo che il rispetto per le tradizioni e per i riti sacri è fondamentale.
La polemica scatenata dal film Parthenope di Sorrentino
La pubblicazione del film “Parthenope” ha riacceso polemiche in merito alla rappresentazione del miracolo. In una scena controversa, un momento intimo tra la protagonista, avvolta nell’oro del Tesoro del Santo, e un vescovo, porta alla liquefazione del sangue nelle ampolle. Questa scelta ha lasciato molti indignati, in particolare tra i rappresentanti della Chiesa e i fedeli.
Monsignor De Gregorio, pur non avendo visto il film, ha ricevuto resoconti di quelle scene e ha espresso le sue preoccupazioni. «Il problema non è il film, ma la reazione che suscita», ha affermato. A suo avviso, le polemiche sollevate non fanno altro che alimentare la visibilità dell’opera cinematografica. Secondo De Gregorio, dovremmo astenersi dal dare troppo peso a un approccio che tende a ridurre a mera spettacolarizzazione un fenomeno sacro e complesso. L’eccesso di opinioni e giudizi rischia di distogliere l’attenzione dal significato profondo del miracolo, soffocando la sua credibilità .
La necessità di un’interpretazione rispettosa e profonda
La visione del miracolo di San Gennaro, secondo l’abate, richiede uno studio e un rispetto tali da non cadere nella superficialità . “Abbiamo messo ‘a pazziella’ n man’ ‘e criature,” ha commentato De Gregorio per segnalare l’inadeguatezza di approcci che trascurano il valore storico e spirituale di questo prodigio. La comunicazione e l’interpretazione di questi eventi richiedono sensibilità e cognizione del significato storico. Dietro la liquefazione si cela un compendio di tradizioni e significati che sicuramente meritano di essere considerati.
Questa polemica mette in luce, d’altronde, l’importanza che le istituzioni ecclesiastiche attribuiscono al rispetto delle tradizioni. Monsignor De Gregorio sottolinea che la superficialità nell’approccio alla fede, spesso accompagnata da fraintendimenti e interpretazioni errate, mina la dignità del messaggio spirituale. E non si tratta solo di un’affermazione; è un invito a riflettere sulla profondità della cultura napoletana e sul legame che questa ha con le sue tradizioni religiose.
Il rispetto delle chiese e le scelte artistiche
La sceneggiatura di “Parthenope” è stata girata in diverse località di Napoli, ma non nel Duomo, bensì nella chiesa dei Girolamini. Questa scelta ha sollevato interrogativi circa i permessi e la gestione degli spazi sacri. Monsignor De Gregorio ha affermato di non aver potuto opporsi a tale scelta, poiché le decisioni sui luoghi di culto sono, ora, affidate ad altre autorità , dopo la nomina di un rettore.
La mancanza di comunicazione chiara e di rispetto verso le istituzioni ecclesiastiche può portare a conflitti. «È fondamentale mantenere un senso di buon gusto», ha precisato l’abate, sottolineando che l’arte e la religione non devono solo convivere, ma devono anche rispettare spazi e significati. La rappresentazione di eventi religiosi in contesti cinematografici deve essere affrontata con la dovuta attenzione per evitare fraintendimenti e polemiche. De Gregorio difende quindi l’importanza della nostra responsabilità nel preservare il sacro.
Queste questioni evidenziano la complessità del dialogo tra cultura popolare e spiritualità . La fede non può essere oggetto di svago, anzi deve essere rispettata e trattata con il giusto peso. In un mondo dove immagini e narrazioni rischiano di prevalere su parole e significati, è necessario mantenere un equilibrio tra creatività artistica e profondità spirituale.